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Licata, il teste favoreggiatore si pente e accusa l’ex sindaco Balsamo di corruzione in atti giudiziari

Riconoscere la colpevolezza anche per i reati di corruzione in atti giudiziari e calunnia e riconoscere la prescrizione del reato di falsa testimonianza per un’imputata. Per queste ragioni il procuratore generale presso la Corte d’appello di Palermo ha chiesto la condanna a cinque anni di reclusione dell’ex sindaco di Licata, Angelo Balsamo, noto penalista, finito […]

Pubblicato 4 anni fa

Riconoscere
la colpevolezza anche per i reati di corruzione in atti giudiziari e calunnia e
riconoscere la prescrizione del reato di falsa testimonianza per un’imputata.

Per
queste ragioni il procuratore generale presso la Corte d’appello di Palermo ha
chiesto la condanna a cinque anni di reclusione dell’ex sindaco di Licata,
Angelo Balsamo, noto penalista, finito nel groviglio di una inchiesta
giudiziaria che aveva fatto scattare persino le manette ai polsi dell’allora
primo cittadino. Ma oggi ha anche calato un asso micidiale: ha depositato un
verbale datato 27 luglio 2020, sottoscritto in Procura ad Agrigento, avanti l’aggiunto
Salvatore Vella, da Carmelo Malfitano, 58 anni, dipendente di una ditta di
pompe funebri col pallino della politica (si è candidato un paio di volto in
consiglio comunale a Licata senza venire eletto).

La sentenza
di primo grado, che recitava, come hanno riportato i media quel giorno così:
“L’ex sindaco di Licata Angelo Balsamo è stato condannato dal Tribunale di
Agrigento a due anni e sei mesi di reclusione. L’accusa aveva chiesto sette
anni e sei mesi. Con l’ex sindaco e avvocato Balsamo erano imputati anche
Francesca Bonsignore, e l’imprenditore Carmelo Malfitano che sono stati
condannati rispettivamente a tre anni e sei mesi (la Procura aveva chiesto
cinque anni) e un anno (richiesta di un anno e sei mesi).

Balsamo
e gli altri imputati erano accusati di corruzione in atti giudiziari, falsa
testimonianza, calunnia e – nel caso di Malfitano – di favoreggiamento,
nell’ambito di un risarcimento per un incidente stradale. Bonsignore è stata
condannata per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza mentre
Balsamo per il concorso in falsa testimonianza è assolto dall’accusa di
corruzione in atti giudiziari e calunnia. Tutti e due sono stati anche condannati
a risarcire l’assicurazione. Parte civile nel processo sono la Unipol Sai e
Mary Ann Casaccio.

Adesso
nel processo d’appello che si sta celebrando a Palermo –  dopo che per il solo ex sindaco Balsamo, la
Procura di Agrigento attraverso l’aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto
Salvatore Vella aveva presentato appello – il Pg usa la mano pesante e chiede
il doppio, rispetto alla pena inflitta in primo grado ed il riconoscimento di
colpevolezza per i reati dai quali Balsamo era stato assolto.

Malfitano,
ammette tutti i fatti contestati dalla Procura con riferimento alla corruzione
in atti giudiziari venendo assolto da tale reato insieme a Balsamo. Rivela,
inoltre, un accordo elettorale tra lui e Balsamo secondo il quale, in cambio
dei favori resi avrebbe fatto confluire 40 voti alla figlia, candidata nel
2013, in consiglio comunale.

Il
verbale di Carmelo Malfitano so chiude così:
“Oggi mi sento meglio dopo aver raccontato finalmente la verità alla Giustizia”.

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