Cultura

Al Teatro Pirandello “The children” con Elisabetta Pozzi

In scena anche Giovanni Crippa (Robin) e Francesca Ciocchetti (Rose)

Pubblicato 1 anno fa

Dopo il “Caso Tandoy” (mancata occasione per riflettere su nostrane “identità e cultura”) che ha inaugurato il cartellone del Teatro Pirandello, ecco il felice ritorno ad Agrigento di Elisabetta Pozzi che nell’estate 2020 era stata “Cassandra” al Teatro di Giunone nella Valle dei templi.

Elisabetta Pozzi, come si ricorderà, aveva costruito un percorso euripideo ed eschileo attorno alla inascoltata poetessa troiana non senza riferimenti profondi ad autori moderni come Pasolini, Christa Wolf, Ritsos, Szimborska, col risultato di inanellare le profezie ricorrenti sulla guerra e le epidemie. Che puntuali esplosero nel 21 e 22 con il Covid, l’Ucraina e la crisi economica.

Ed eccola qui al Teatro Pirandello, Elisabetta Pozzi, quattro premi Ubu, un premio della critica e un altro Premio Duse, con una pièce scritta dalla britannica Lucy Kirkwood appena 10 anni fa subito dopo il disastro nucleare di Fukushima.

Con “The children”, ancora un disastroso avvenimento che inizia con toni casalinghi nel tinello di una casa della Gran Bretagna dove vivono Hazel e Robin, una coppia di fisici nucleari in pensione. Vivono un tran-tran  sconfortante e rassegnato, il day-after di uno tsunami provocato da un incidente alla centrale nucleare della zona dove un tempo avevano lavorato. A rompere questi brandelli di normalità, dove l’acqua è poco potabile, l’elettricità va e viene e la contaminazione radioattiva è costante, ecco arrivare inaspettatamente  Rose, una loro vecchia amica di lavoro che addirittura credevano morta.

Dopo i primi convenevoli e le rimpatriate ecco che i dialoghi si innervosiscono perché Rose vuole riformare una squadra di tecnici che possa riparare i disastri di cui anche loro sono responsabili. Rose pian piano sconvolge la vita di Hazel e Robin e si insinua tra i due coniugi con quel fare sibillino che ricorda il film “Vi presento Joe Black” o quell’altro famoso di Pasolini “Teorema”. Lucy Kirkwood qui gioca le sue carte per rimanere fedele a quanto si era ripromesso e cioè riprodurre il mondo d’oggi per mezzo del teatro. Peccato che alcuni passaggi dei dialoghi non si lascino ben percepire a causa di una emissione audio inadeguata, ma la drammaturga inglese riesce a dotare le parole di una vitalità che rimanda ad un nuovo sistema drammaturgico riconosciuto da recensioni osannanti. E come del resto è avvenuto con i riconoscimenti al nostro Stefano Massini che rimane il capofila di questa nuova drammaturgia.

Kirkwood alla fine non offre happy end, né allusivi né dichiarati e dopo avere turbato con Rose il fragile equilibrio familiare dei due coniugi li indirizza a scelte radicali di vita. Quelle scelte radicali per la salvaguardia del pianeta che i nostri governanti non riescono ancora a condividere.

Sulla scena oltre a Elisabetta Pozzi, Giovanni Crippa (Robin) e Francesca Ciocchetti (Rose). Regia di Roberto Chiodi.

Prossimo spettacolo al Pirandello il 17 e 18 dicembre con “State…buoni” a cura di Marco Savatteri.

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