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Carceri: affari Augusta svelati da pentito mafia. Le tariffe

Bastava spendere da un minimo di 150 euro per un telefonino di vecchia generazione sino a 500 per uno smartphone con Sim rigorosamente intestata a un immigrato da utilizzare e poi distruggere. Era uno degli affari scoperti da un gruppo criminale all’interno del carcere di Augusta da militari della Guardia di finanza nell’ambito di una […]

Pubblicato 3 anni fa
Operazione Prison Dealer

Bastava spendere da un minimo di 150 euro per un telefonino di vecchia generazione sino a 500 per uno smartphone con Sim rigorosamente intestata a un immigrato da utilizzare e poi distruggere. Era uno degli affari scoperti da un gruppo criminale all’interno del carcere di Augusta da militari della Guardia di finanza nell’ambito di una inchiesta culminata con 16 arresti. L’altro affare era il traffico di droga: cocaina, marijuana, hashish e skunk. L’indagine della guardia di finanza di Catania e’ stata avviata su indicazione di un pentito di mafia che ha raccontato cio’ che avveniva nel carcere di Augusta-Brucoli: scoperta una scheda prepagata al cui interno vi erano 25 mila euro e che veniva utilizzata dalla compagna e dalla cognata di uno dei indagati per gli “affari” dentro il carcere: entrambe sono state arrestate (Rosaria e Giovanna Buda). Ogni introduzione nel carcere all’organizzazione costava mille euro: settecento destinate al sovrintendente della polizia penitenziaria corrotto, tra gli arrestati, e 300 al giovane che portava droga e telefonini nel carcere.

Le consegne ai detenuti il sovrintendente Michele Pedone li effettuava nell’infermeria a detenuti che fingevano di sentirsi male.

Droga e telefonini erano nascosti in giubbotti imbottiti.

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