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Operazione “Samarcanda”: incensurato a capo traffico di droga (video)

Incensurato, ufficialmente noleggiatore di videogiochi con partita iva e reddito zero negli ultimi due anni, ma con un tenore di vita elevatissimo, tanto da permettersi auto di grossa cilindrata, una casa arredata lussuosamente, la proprietà di un cavallo e la scuola di maneggio per i figli, grazie al ricco traffico di cocaina e hashish che controllava con i suoi complici.

E’ questo l’identikit del gelese Emanuele Brancato, di 33 anni, nome in codice Jimmy, ritenuto da polizia e magistratura il capo della banda di spacciatori sgominata, la notte scorsa, a Gela, nel corso di un’operazione denominata “Samarcanda” che ha portato a cinque arresti (uno in Germania) e 10 persone denunciate a piede libero.

Gli indagati acquistavano, per poi rivenderla al dettaglio, cocaina in quantità consistenti presso un trafficante di Platì, in provincia di Reggio Calabria. Gli inquirenti, nel 2015, intercettarono una partita da un chilogrammo costata 38 mila euro. Brancato disponeva di schede telefoniche intestate a dei prestanome e di sofisticate apparecchiature elettroniche che gli permettevano di rilevare la presenza delle microspie piazzate dalla polizia e di “bonificare” così auto, abitazioni e covi.

La magistratura ha disposto il sequestro preventivo di auto, conto correnti e titoli finanziari per un valore ancora da calcolare. Gli altri arrestati, posti ai “domiciliari”, sono Giovanni Simone Alario, di 29 anni, Diego Nastasi di 50 e Giovanni Nastasi, di 25 anni. Gela e Niscemi erano le due “piazze” dove dosi di hashish e cocaina tagliata venivano spacciate con maggiore frequenza.

In particolare il sequestro di marijuana eseguito, il 13 giugno del 2015 operato assieme al personale del Commissariato di Niscemi, nei pressi di un ovile sito nella contrada Tenutella, in agro di Butera, aveva portato all’arresto di: Fabio Vintaloro catanese  38 anni, Giuseppe Castello  catanese di 26 anni, Giuseppe Laudani  catanese di 34 anni, e un indagato.  Tutti soggetti con precedenti.

Non è passata inosservata per gli agenti di polizia la “visita” registrata in data 26 giugno 2015 proprio di due soggetti da allora indagati. Monitorando gli spostamenti ed intercettando le conversazioni a bordo dell’autovettura con cui i due erano soliti spostarsi in cerca di stupefacenti, si arrivava a sapere di un certo Jimmy, spacciatore “all’ingrosso” di cocaina.

Le indagini, da quel momento, si concentravano, quindi, su quel soggetto e, partendo da un più ampio controllo delle numerose schede telefoniche intestate all’indagato, si è arrivato ad immortalare immortalare le fattezze fisiche del ricercato Jimmy. Questi, infatti, per svolgere la sua attività illecita di spaccio di cocaina, utilizzava proprio le schede telefoniche “sospette” intestate ad indagato e alla moglie  di lui. E proprio Jimmy, corrispondeva a Emanuele Brancato, gelese di 33 anni, che è stato raggiunto oggi da una custodia cautelare,

Brancato fino a quel momento era riuscito a restare anonimo ed inviolato da tutte le indagini per droga degli ultimi tempi. Dalle indagini è emerso che Brancato aveva illegalmente commerciato in droga mettendo “in cassaforte” ingenti guadagni e mantenendo un tenore di vita di considerevole livello, di certo non commisurato alle possibilità economiche di un semplice titolare di partita Iva senza utili negli ultimi due anni.

Le indagini si sono sviluppate attraverso le registrazioni video, le intercettazioni di conversazioni telefoniche e di comunicazioni,  oltre che facendo ricorso a mirati servizi di appostamento e di osservazione che hanno indotto gli agenti di Polizia Giudiziaria

I soggetti, benchè non agissero per il conseguimento di un unico fatto reato, svolgevano un’attività illecita sinergica e sintonica con altri  criminali, creando di fatto un grave danno per l’economia e per la salute della collettività. Hanno posto sul mercato locale una grossa quantità di stupefacenti, spesso ceduta in credito o in dosi “personalizzate”, al fine di arricchirsi col guadagno dell’attività illecita, invogliando di fatto gli assuntori al consumo incrementando il costante impoverimento economico e creando danno  alla salute di questi ultimi.

Quello che si è verificato è stato un aumento proporzionalmente al consumo di droghe, in particolare quelle pesanti come la cocaina.

 

Questi i dettagli delle accuse.

Emanuele Brancato, di 33 anni che assieme ad omissis hanno perseguito il medesimo disegno criminoso, agendo in concorso tra loro, dopo essersi approvvigionati di cocaina da un fornitore con dimora nel comune di Platì (RC), in più circostanze distinte, sono stati trovati a detenere un chilogrammo di cocaina  al fine della cessione in dosi a diversi assuntori.

I fatti sono successi a Gela dal giorno 10.10.2015 al giorno 29.11.2015;

Emanuele Giovanni Di Stefano trovato a detenere , ai fini dello spaccio, sostanza stupefacente del tipo cocaina per un quantitativo imprecisato ma certamente superiore a due grammi. Lo stupefacente detenuto era stato trasportato il giorno 15 ottobre del 2015 durante un viaggio da Gela a Dourtmond (Germania).

Quattro soggetti indagati che hanno  aiutato  omissis  e Emanuele Brancato ad eludere le investigazioni della Polizia giudiziaria, collaborava attivamente alla ricerca delle apparecchiature tecniche per l’intercettazione delle conversazioni fra presenti effettuate in via Umbria nr. 27 a Gela,  provvedendo alla disattivazione di esse, con l’intenzione e la volontà di causare l’intralcio, l’alterazione e l’illecita interruzione del mezzo di ricerca della prova. Il fatto è avvenuto a Gela il 20 novembre del 2015.

Un altro indagato  che al fine di aiutare omissis e  Emanuele Brancato ad eludere le investigazioni della Polizia giudiziaria durante la commissione del reato di cui agli artt. 81 e 110 c.p. e 73 D.P.R. 309/90, collaborava attivamente alla ricerca delle apparecchiature tecniche per l’intercettazione delle conversazioni fra presenti effettuate in via Umbria nr. 27 a Gela,  addivenendo inoltre al ritrovamento ed alla disattivazione di esse, con l’intenzione e la volontà di causare l’intralcio, l’alterazione e l’illecita interruzione del mezzo di ricerca della prova.

In Gela in data 20.11.2015;

Un altro indagato ha sempre aiutato  omissis  e Emanuele Brancato ad eludere le investigazioni della Polizia giudiziaria acquistando a  nome suo schede telefoniche per apparecchi cellulari poi utilizzate durante l’esecuzione dei reati, con l’intenzione e la volontà di causare l’intralcio, l’alterazione e l’illecita interruzione del mezzo di ricerca della prova dell’intercettazione telefonica.

Il fatto è avvenuto a Gela dal giorno 26 marzo 2015 al giorno 23 ottobre 2015.

Antonino Orazio Ingegnoso  perché, al fine di aiutare Giovanni Simone Alario  ad eludere le investigazioni della Polizia giudiziaria durante la commissione del reato ha acquistato a nome suo una scheda telefonica per apparecchio cellulare poi utilizzata durante l’esecuzione del reato, con l’intenzione e la volontà di causare l’intralcio, l’alterazione e l’illecita interruzione del mezzo di ricerca della prova dell’intercettazione telefonica.

Il fatto è avvenuto a Gela l’8 giugno 2015

Un altro indagato che al fine di aiutare omissis e Emanuele Brancato ha occultato nella propria abitazione 38.850 Euro. Ciò a seguito del fatto che Emanuele Brancato, avendo scoperto di essere stato oggetto di investigazioni durante la commissione del reato, gli aveva consegnato il prodotto della sua attività illecita al fine di sottrarla all’ulteriore mezzo di ricerca della prova del sequestro.

 Emanuele  Brancato e omissis hanno agito in concorso tra loro, installando all’interno dell’abitazione sita a Gela in via Umbria nr. 27, uno strumento che impediva le comunicazioni indispensabili per l’attività d’intercettazione posta in essere dagli agenti del Commissariato di Gela. Inoltre utilizzavano  la stessa apparecchiatura al fine di rinvenire e disattivare il materiale tecnico che consentiva le intercettazioni, interrompendo definitivamente tale strumento di ricerca della prova. Lo stesso Brancato Emanuele è stato scoperto a detenere ai fini dello spaccio, un chilogrammo di cocaina cedendo in più occasioni diversi quantitativi,  a diversi soggetti, anch’essi odierni indagati, per un guadagno, al netto del rincaro dall’acquisto di  38.000 euro , di circa euro 20.000

Giovanni Simone Alario, trovato a detenere  ai fini dello spaccio, cocaina, proponendo in vendita un quantitativo, pari a circa 100 grammi, per un valore di mercato di circa 3.800 euro, a diversi soggetti, anch’essi indagati nell’odierno procedimento penale.

Diego e Giovanni. Nastasi  sono stati trovati a detenere d in concorso ed ai fini dello spaccio, cocaina pari circa a 100 grammi per un valore di mercato di circa 3.800 euro.

Un ulteriore indagato ha proposto  in vendita  un considerevole  quantitativo di sostanza stupefacente del tipo hashish a diversi soggetti.