Catania

Bancarotta Sigenco: beni per 3 mln sequestrati a ‘re’ appalti

Cinque beni immobili, del valore di circa 3 milioni di euro, sono stati sequestrati, su richiesta della procura di Catania, dai finanzieri del Comando provinciale, nell’ambito dell’indagine per bancarotta fraudolenta nei confronti della Sigenco Sistemi generali spa.

La società, attiva nel settore delle costruzioni edili, è stata dichiarata fallita nel 2013 dopo la revoca dell’ammissione alla procedura di concordato preventivo con un passivo di 80 milioni di euro. Tra le grandi opere realizzate e aggiudicate, l’aeroporto di Lampedusa, un lotto della strada ‘dei due mari’ Gela-Santo Stefano di Camastra (Messina), un ospedale di Mazara del Vallo (Trapani), alcuni lotti dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, l’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, il parcheggio sotterraneo dell’ospedale San Martino di Genova, la Torre Biologica di via Santa Sofia a Catania. Già nel 2014, i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria avevano eseguito un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Tribunale per oltre 3 milioni di euro per bancarotta fraudolenta, truffa e falso attribuite all’amministratore pro tempore della società di capitali, Santo Campione e il figlio Pietro. La complessa attività investigativa diretta dalla Procura, articolatasi in più fasi nel tempo, veniva avviata in seguito allo sviluppo di alcune ‘segnalazioni di operazioni sospette’ nei confronti di Santo Campione, nelle quali erano evidenziati anomali flussi finanziari diretti dai conti correnti societari ai rapporti bancari intestati allo stesso amministratore e ai suoi più stretti congiunti. Quest’ultima indagine ha accertato altri casi di distrazione delle risorse finanziarie che dovevano essere destinate a soddisfare le pretese creditorie di Erario e imprese.