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“Isola Bella”, le mani del clan sulle escursioni di lusso: 31 arresti (vd e ft)

Blitz della Guardia di finanza di Catania contro il clan mafioso Cintorino, legato alla cosca Cappello e attivo a Calatabiano e nel Messinese tra Giardini Naxos e Taormina. Militari delle Fiamme gialle stanno eseguendo un’ordinanza cautelare nei confronti di 31 indagati: 26 in carcere e 5 ai domiciliari.

Tra i destinatari del provvedimento anche gli attuali reggenti del gruppo.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, estorsioni, usura trasferimento fraudolento di valori e narcotraffico. E’ in corso un sequestro di beni riconducibili al gruppo Cappello-Cintorino e alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano per un milione di euro: una societa’ di noleggio di acquascooter, un bar e un lido balneare di Giardini Naxos e una ditta attiva nel settore dei lavori edili. Nella rete di attivita’ economiche piu’ redditizie del clan la Dda di Catania indica il business delle escursioni turistiche con barche da diporto nel tratto di mare antistante Isola Bella di Taormina.

All’esecuzione del provvedimento dell’operazione ‘Isola Bella’, nata da indagini del del nucleo Polizia economico finanziaria di Catania, partecipano oltre 20 militari comando provinciale della guardia di Catania e personale della Compagnia di Taormina, con la collaborazione del Servizio centrale investigazione criminalita’ organizzata (Scico) e del reparto operativo aeronavale di Palermo.


GdF Catania, Operazione Isola Bella

In carcere sono finiti: Pasqualino Bonaccorsi, Agnese Brucato, Domenico Calabrò, Fortunato Cicirello, Giuseppe D’Arrigo, Gaetano Di Bella, Rosario Di Stefano, Luigi Franco, Gaetano Grillo, Giuseppe Leo, Salvatore Leonardi, Giuseppe Messina, Silvestro Macrì, Mario Moscatt, Paolo Muzzio, Antonio Pace, Giuseppe Pace, Mario Pace, Francesco Pistorio, Carmelo Porto, Francesco Porto, Rino Rocco, Gaetano Scalora, Damiano Sciacca, Emanuele Sorrentino, Sebastiano Trovato.

Posti ai domiciliari: Carmelo Bonaccorsi, Arianna Cardillo, Emmanuela Colosi, Francesca Colosi, Giuseppe Timpanaro

L’operazione, denominata “Isola Bella” ha fatto luce sugli affari di un’agguerrita compagine criminale mafiosa, quella dei Cintorino, collegata alla famiglia mafiosa catanese dei Cappello. Le indagini hanno attestano come il clan Cintorino sia particolarmente radicato e attivo nella propria roccaforte storica di Calatabiano e opera ancora sotto l’egida di Mario Pace, storico componente del clan Cappello già condannato all’ergastolo che, durante i permessi premio, organizzava summit, dava disposizione e ribadiva la propria egemonia. Così Carmelo Porto (principale referente del gruppo), nel riferire alla compagna l’esito di uno di tali incontri, riportava quanto detto da Pace: “Io vi ammazzo, dicci a Mario e Carmelo Spinella a Calatabiano comando io, Mario Pace; trent’anni fa io ho fatto Calatabiano, ed io comando lì, neanche Nino, Nino ha il 41, fagli fare il 41 io ho fatto le discussioni, Calatabiano e Giardini ci sono io”.

Figura apicale del clan Cintorino è Carmelo Porto che riveste il ruolo di reggente fino alla scarcerazione di altro esponente storico: Salvatore Trovato, il quale, dopo circa un ventennio di detenzione, ha ripreso le redini del gruppo. Figura di grande spessore è, invece, quella di Gaetano Di Bella, incensurato che fa da tramite tra la famiglia catanese Cappello e Carmelo Porto. Le indagini hanno fatto emergere numerose vicende estorsive, prova del radicato controllo territoriale operato dai Cintorino a Calatabiano. Altra fonte significativa di introiti per il clan, il traffico di cocaina, hashish e marijuana, con stabili canali di rifornimento, che hanno permesso ai Cintorino di superare i danni causati dai sequestri operati dalla Guardia di finanza nel corso delle indagini.

Non mancano, infine, episodi di usura particolarmente gravi, con tassi di interesse dal 120% al 450% annuale. Il clan ha dimostrato di saper affiancare alle classiche attività estorsive, di usura e di spaccio di stupefacenti, la concreta propensione a insinuarsi tra le iniziative imprenditoriali più redditizie e visibili del territorio di competenza, con particolari proiezioni nel territorio della provincia di Messina, come Giardini di Naxos e Taormina, località particolarmente appetibili, sia per il controllo delle attività turistiche, sia per investire i proventi illeciti in attività imprenditoriali riconducibili al clan. Particolarmente significativo delle mire espansionistiche in quelle località, è il tratto della conversazione tra Di Bella e il suo interlocutore Marcello Rocco (anche questi destinatario di misura cautelare): “Ma tu devi stare a Taormina!”, diceva Di Bella. E Rocco: “quanto ci stanno i carabinieri a sapere le cose..?”. Di Bella: “E lo so, perè c’è Taormina, c’è..”. “Naxos”, riprendeva Vella. “C’è tutto un giro va…”, diceva l’altro, cui Rocco rispondeva: “Taormina, Giardini, certo Letojanni”. “Il Giro c’è ed è grande”, era sicuro Di Bella.

Oramai da anni le escursioni turistiche effettuate da piccoli imprenditori, nel tratto di mare antistante Isola Bella di Taormina, con barche da diporto, erano oggetto di pesanti infiltrazioni mafiose. Chi esercitava l’attività di noleggio di mezzi di trasporto marittimo, operanti nel famoso specchio d’acqua erano, infatti, costretti a cedere quotidianamente una parte dei loro guadagni. Un’attività condivisa con esponenti della famiglia Santapaola-Ercolano, il cui referente sul posto era Salvatore Leonardi. Era stato siglato tra i gruppi criminali un patto per la spartizione dei proventi. Al fine di evitare contrasti nel corso della stagione turistica estiva, che avrebbero danneggiato gli affari, Di Bella e Trovato (dietro le direttive di Mario Pace ed il controllo operato dai figli Antonio e Giuseppe Pace, che eseguivano sopralluoghi e ne rendicontavano l’esito al genitore durante i colloqui in carcere) insieme a Turi Leonardi, avevano stipulato un accordo in ragione del quale avrebbero diviso gli incassi (e anche le spese) in tre parti, una per i mafiosi del clan Cappello-Cintorino, una per il clan Santapaola-Ercolano, e una terza per gli imprenditori estorti.

Il controllo delle attività è radicale, anche la sostituzione di un’imbarcazione in avaria non poteva essere disposta dall’imprenditore estorto se non previa autorizzazione del clan mafioso di riferimento. Era Salvatore Leonardi a minacciare l’affondamento delle imbarcazioni qualora il patto di spartizione degli introiti non fosse stato rispettato come concordato tra i due clan rivali. Il giro di affari era notevole, così, Di Bella e Pasqualino Bonaccorsi (anch’egli affiliato al clan Cintorino), effettuando una stima dei profitti realizzabili attraverso il controllo delle imbarcazioni, per la stagione estiva, prevedevano di introitare, in media, 20 mila euro al giorno da dividere in tre parti. E ambiziosi erano i progetti imprenditoriali, come aprire attività commerciali, intestate a incensurati, reimpiegando in tal modo capitali illeciti.

I finanzieri stanno sottoponendo a sequestro preventivo finalizzato alla confisca un patrimonio ritenuto riconducibile ai clan Cappello – Bonaccorsi e Santapaola Ercolano, famiglia Brunetto, del valore di oltre un milione di euro. Al centro degli accertamenti delle fiamme gialle ci sono una società di noleggio di acqua-scooter, un bar, un lido balneare a Giardino Naxos e una ditta attiva nel settore delle costruzioni.

La realizzazione di tali progetti imprenditoriali è alla base dei sequestri operati a carico della società di noleggio acquascooter, del lido Recanati beach e del Bar Etoile a Giardini di Naxos. “

La corposa investigazione della Guardia di finanza di Catania, diretta da questa procura distrettuale ha disvelato l’allarmante radicamento mafioso nel tessuto economico-imprenditoriale- sociale dei territori di Calatabiano e Giardini Naxos – afferma la Procura di Catania, diretta da Carmelo Zuccaro –  un’infiltrazione subdola e perniciosa che soffocava il libero esercizio di imprese inquinando il settore turistico, prioritario per la locale economia”.