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Mafia, massoneria e aste giudiziarie: coinvolti avvocati, in manette “gran maestro” e boss Ercolano (i nomi)

Cosa nostra, massoneria e aste giudiziarie. C’e’ tutto questo al centro dell’inchiesta che ha fatto scattare le manette ai polsi di un boss e del gran maestro della Gran loggia italiana Federico II. E’ l’esito dell’operazione della Guardia di finanza di Catania che ha decapitato la cosca Ercolano. Sei gli arrestati, tra cui il 42enne reggente Aldo Ercolano, figlio del capomafia Sebastiano.

Gli altri cinque arrestati sono: Sebastiano Cavallaro, 59 anni, Giuseppe Finocchiaro, 38; Francesco Rapisarda, 73; Carmelo Rapisarda, 77; Adamo Tiezzi, 54. Ai due Rapisarda e a Tiezzi sono stati concessi gli arresti domiciliari.

Sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti. Il gran maestro indagato e’ stato assegnato agli arresti domiciliari. E’ accusato di avere pilotato, grazie all’intervento intimidatorio della mafia, e in particolare di Aldo Ercolano, un’asta giudiziaria relativa a un capannone che al massone era stato sottratto in seguito al suo fallimento. L’immobile del valore di oltre un milione di euro venne aggiudicato per una cifra attorno ai trecento mila euro. Nell’inchiesta vi sarebbero coinvolti alcuni avvocati, ma per loro il Gip Santino Mirabella non ha emesso ordinanza di custodia cautelare. L’indagine e’ stata coordinata dal pm Rocco Liguori.

L’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania e denominata “Brotherhood”, ‘fratellanza’, ha ricostruito diversi episodi estorsivi ricostruiti nei confronti di titolari di noti locali di ristorazione, alcuni dei quali effettuati personalmente dal boss Aldo Ercolano, nonche’ l’attivita’ di recupero crediti svolta dalla cosca dietro compenso, per conto di terzi, come pure l’aggiudicazione di aste giudiziarie tese a favorire l’assegnazione di pubbliche gare a favore di imprenditori amici. Ma elemento assolutamente peculiare dell’indagine sono gli “strettissimi rapporti”, spiegano gli inquirenti, accertati fra la criminalita’ organizzata ed esponenti della massoneria catanese, da qui il nome dell’operazione.

Il punto di contatto fra le due organizzazioni era rappresentato da Sebastiano Cavallaro, tra gli arrestati di oggi, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e “primo diacono” della “Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza”. Questi ha svolto un ruolo di collettore tra richieste illecite di imprenditori massoni e la famiglia mafiosa degli “Ercolano”. Significative in questo senso sono le attivita’ – condotte su richiesta proprio del “Sovrano” della loggia massonica, Francesco Rapisarda – tese a far desistere, con ogni mezzo, imprenditori dalla partecipazione a un’asta fallimentare per l’aggiudicazione di un complesso industriale, gia’ di proprieta’ dei fratelli Rapisarda, garantendo cosi’ agli stessi di rientrarne in possesso a un prezzo significativamente ribassato (da 1 milione a 273.000 euro).

In relazione a tali attivita’ il Gip di Catania ha disposto, per il reato di turbativa d’asta, gli arresti domiciliari nei confronti dei fratelli Carmelo e Francesco Rapisarda, titolari della “Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche Spa” e di Adamo Tiezzi (soggetto, quest’ultimo, assai vicino al Cavallaro e con precedenti per traffico di stupefacenti ed estorsione) nonche’ il sequestro di tutti i beni aziendali mobili e immobili della societa’.