Catania

Migranti, Cateno De Luca lancia la provocazione: “vadano nelle baracche”

“I migranti? Metto a disposizione le baracche, quelle dove attualmente vivono 10mila messinesi tra amianto, fogne a cielo aperto e sporcizia. Qualcuno mi accuserà di razzismo? Prima, però, dovrà spiegarmi perché in quelle strutture fatiscenti può viverci un italiano, ma un migrante no”. A lanciare la provocazione è Cateno De Luca, il sindaco di Messina ed ex parlamentare regionale di Sicilia Vera, non nuovo per la verità a colpi di scena, come quando protestò a Palazzo dei Normanni nudo e coperto dalla bandiera della Trinacria dalla pancia in giù con in mano un pinocchio di legno e una bibbia per essere stato escluso dalla commissione Bilancio.

Nella città dello Stretto sabato notte sono arrivati i migranti soccorsi dalla Diciotti e rimasti in mare per dieci giorni. Condotti a bordo di pullman nell’ex caserma nel rione Bisconte, ma assicura De Luca, senza che “nessuno si sia degnato di chiamarmi per coinvolgermi in questa storia. Non sono stato investito della questione”. “Per me non ci sono, quando qualcuno riterrà di chiamare il sindaco per avvisarlo di questa presenza nel suo territorio ne riparliamo” aggiunge, spiegando di aver “appreso dai giornali della presenza di X migranti all’hotspot di Messina. Vorrei capire a che livello siamo arrivati”. Scortesia istituzionale? “Di più. Questa è una volgarità istituzionale”. E’ arrabbiatissimo e non lo nasconde De Luca. “Al momento sono alle prese con tante altre emergenze, ma se mi gira… Applico le norme e faccio sgomberare mezzo mondo. Non so se quel luogo è agibile e neppure se siano state rispettate tutte le procedure o meno”. A mandare su tutte le furie il sindaco è la scelta di Messina per la realizzazione di un hotspot. Messo su in “una delle zone più delicate della città, quella in cui c’è ancora gente che vive nelle baracche e a cui non riesco a spiegare perché per certe cose si trovano i soldi e per loro no. Così si continua a gettare benzina sul fuoco” avverte, spiegando che a rischio c’è l’ordine pubblico.