Catania

Preso l’assassino del bracciante ucciso ad agosto: è un pregiudicato di Licata (vd e ft)

Luigi Cassaro

Le immagini del delitto e nel riquadro il licatese arrestato, Luigi Cassaro

I carabinieri hanno arrestato Luigi Cassaro, 49 anni, pregiudicato licatese, ritenuto dagli investigatori contiguo con la mafia agrigentina ed in particolare con quella che opera a Licata, identificato grazie alla diffusione del video delle telecamere di sorveglianza che lo immortalarono mentre sparava al 58enne Francesco Calcagno nella sua casa di campagna di Palagonia.

Omicidio Calcagno, le immagini ravvicinate dell’assassino

Movente del delitto potrebbe essere quello della vendetta: la vittima, nell’ottobre dello scorso anno venne arrestata poichè al termine di un forte diverbio, all’interno di un bar di Palagonia, sparò contro Marco Leonardi, un consigliere comunale di 41 anni, anche lui armato, uccidendolo.

Il provvedimento di fermo di Cassaro scaturisce dall’esito di una complessa attività investigativa sviluppata dai militari del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Catania assieme ai militari della Compagnia di Palagonia e della Stazione di Riesi, che d’intesa con il Procuratore di Caltagirone, lo scorso 29 Agosto chiesero ai cittadini una grande prova di senso civico mediante la diffusione ai media delle immagini delle fasi salienti dell’omicidio Calcagno.
Questo il comunicato ufficiale dei carabinieri:
Il 23 agosto 2017, alle ore 08,30 circa, in Contrada Nunziata di Palagonia, in un fondo agricolo di sua proprietà, tra i filari di agrumi, veniva rinvenuto il cadavere del 58enne Francesco Calcagno, attinto da alcuni colpi d’arma da fuoco.
La vittima, coinvolta nell’ottobre dello scorso anno in una sparatoria all’interno del “Caffè Europa” di Palagonia, nel corso della quale rimaneva ucciso il 55enne consigliere comunale Marco Leonardo, dopo aver scontato un periodo di detenzione in carcere ed un altro di detenzione domiciliare in una località del nord Italia, dall’aprile di quest’anno era tornata in libertà, rientrando a Palagonia, in attesa del giudizio, che si sarebbe dovuto svolgere a breve.
Le indagini, immediatamente avviate dall’Arma senza trascurare alcuna ipotesi, partivano dai fotogrammi recuperati dalle videocamere di sorveglianza installate nella proprietà del Calcagno, che avevano ripreso alcune parti salienti dell’omicidio. Sin da subito, quindi, gli investigatori avevano contezza dell’autore del grave evento delittuoso, con il difficile compito di dargli un nome ed una identità certa.
Esaminate tutte le posizioni dei soggetti d’interesse a livello locale ed avviati riscontri di carattere scientifico per l’individuazione di elementi significativi di prova su quanto repertato in sede di sopralluogo, le attività venivano sviluppate con l’estensione delle ricerche del soggetto in un campo sempre più allargato.
Dapprima con la diramazione delle foto ai vari Comandi dell’Arma sia a livello regionale che nazionale e quindi, con il pieno assenso della Procura della Repubblica di Caltagirone, che nel frattempo aveva assunto la direzione delle indagini, veniva valutata e poi decisa la scelta di coinvolgere i media e quindi una larga parte della popolazione, divulgando una sequenza del video registrato dalle telecamere di sorveglianza.
La scelta si rivelava sin da subito efficace, poiché iniziavano a pervenire sui numeri messi a disposizione dall’Arma alcune segnalazioni, puntualmente oggetto di verifica e approfondimento. Una di queste, in effetti, segnava la svolta nelle indagini per dare un nome all’assassino. L’indicazione di un soggetto residente nella provincia di Agrigento, dopo le prime immediate verifiche, corrispondeva in maniera significativa alle caratteristiche fisiche del ricercato.
Venivano avviati servizi di osservazione ed approfondimenti sulla personalità del soggetto, che non facevano altro che avvalorare sempre di più la convinzione di essere sulla pista giusta.
Attività ininterrotta che nella giornata di ieri si concludeva con il fermo di indiziato di delitto operato nei confronti del pregiudicato 49enne Luigi Cassaro, dopo la conferma oggettiva pervenuta dalle analisi tecnico-scientifiche del Ris di Messina, con la comparazione del dna prelevato al soggetto e quello rinvenuto sulla scena del crimine.
Cassaro, rintracciato presso la sua abitazione di Licata (AG), al momento dell’irruzione non opponeva alcuna resistenza, chiudendosi in un ostinato mutismo, tradito soltanto da qualche segno di nervosismo all’atto di conoscere che i Carabinieri che stavano operando erano quelli di Catania e Palagonia.
Lo stesso è stato associato al carcere di Catania Piazza Lanza a disposizione della Procura della Repubblica di Caltagirone.