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Migranti, Addiopizzo scrive a Salvini e racconta la storia di un gruppo di negozianti del Bangladesh che hanno denunciato i loro estortori

“In un Paese che la mafia distrugge giorno dopo giorno, mentre tanti italiani cercano di combatterla, le sue posizioni, le sue parole, sono inaccettabili perché rischiano di diventare un assist per chi sfrutta i migranti nei campi, o per chi vessa i commercianti (sì, anche immigrati) che trovano il coraggio di denunciare”. E’ un passaggio della lunga lettera aperta che Addiopizzo, l’associazione antiracket che dal 2004 a Palermo accompagna i commercianti nel difficile percorso della denuncia delle estorsioni, ha scritto al ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Una lettera intensa per raccontare la storia di un gruppo di negozianti del Bangladesh che hanno deciso di denunciare i loro estortori a Palermo, ma anche per chiedere un impegno del capo del Viminale sul fronte della lotta alla criminalità organizzata.

“Ci saremmo aspettati da un ministro dell’Interno, all’inizio del suo mandato – si legge ancora nella lettera -, una dichiarazione minacciosa nei confronti dei mafiosi, non nei confronti dei migranti. Quando dice ‘è finita la pacchia’ ci piacerebbe che si riferisse ai mafiosi che saccheggiano i nostri territori. Che sfruttano gli esseri umani costringendoli a lavorare nei campi in condizioni inumane”. La mafia, ricorda l’associazione antiracket, “non discrimina” e “sfrutta tutti allo stesso modo, indifferentemente dal colore della pelle o dal passaporto”. Ecco che allora la lettera diventa l’occasione per raccontare al leader della Lega la storia di un gruppo di cittadini palermitani originari del Bangladesh che hanno avuto il coraggio di ribellarsi ai loro aguzzini, dimostrando “quel coraggio che i nostri concittadini non sempre hanno avuto”. Di più. “Uno dei pochissimi casi di denuncia spontanea e collettiva, una scelta di enorme senso civico” dicono da Addiopizzo.