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Migranti, decreto sicurezza: Orlando contro Salvini

Leoluca Orlando ‘sospende’ il decreto sicurezza e le norme sui richiedenti asilo, giudicandole “disumane” e “criminogene”. Il sindaco di Palermo prende posizione contro le misure contenute nel decreto fortemente voluto da Matteo Salvini, incassando l’appoggio di altri primi cittadini e suscitando l’irritazione del titolare del Viminale.

Nella nota, il sindaco di Palermo fa propri alcuni dei dubbi espressi nelle ultime settimane circa la costituzionalità del provvedimento, in particolare lì dove la mancata iscrizione anagrafica dei cittadini con permesso di soggiorno determinerebbe l’impossibilità di accesso a servizi fondamentali e garantiti quali ad esempio “la libertà di movimento, il diritto alla salute e alle cure tramite il Servizio sanitario e l’inviolabilità del domicilio”.

“Il nostro non è un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza – ha sottolineato oggi in conferenza stampa il primo cittadino -, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro Paese”. Per Orlando si tratta di “un provvedimento criminogeno: ci sono migliaia, decine di migliaia di persone che oggi risiedono legalmente in Italia, pagano le tasse, versano contributi all’Inps e fra qualche settimana o mese saranno ‘senza documenti’ e quindi illegali. Questo significa incentivare la criminalità, non combatterla o prevenirla”. “Il decreto sicurezza è un provvedimento disumano – attacca ancora il sindaco di Palermo – perché, eliminando la protezione umanitaria, toglie ogni residuo di comprensione nei confronti del dramma dei migranti. Ma è anche criminogeno perché trasforma in ‘illegale’ la posizione ‘legale’ di chi ha regolarmente un permesso di soggiorno. Un permesso che viene ottenuto per ragioni umanitarie e che alla scadenza non può essere riconfermato perché non c’è più la protezione umanitaria. Un permesso che viene dato per effetto di un contratto di lavoro e che viene meno appena scade, senza i sei mesi necessari per potere trovare nuovo lavoro”, conclude.

Non è mancata di certo la replica del ministro e vicepremier Matteo Salvini che sui social scrive: “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare ‘disobbedienza’ sugli immigrati…”, e poi annuncia: “Saro’ presto a Palermo per consegnare ai cittadini una villa vista mare confiscata a un mafioso. Spero che nel frattempo il sindaco trovi il tempo di occuparsi dei tanti problemi della sua citta’, invece di disobbedire alle leggi sull’immigrazione approvate dal Parlamento”. Quindi, assicura: “Vuoi disobbedire? Non ti mando l’esercito, la polizia e i carabinieri. Mi spiace per i tuoi concittadini che e’ da stamattina mi stanno intasando la casella mail dicendo con tutti i problemi che abbiamo a Palermo piuttosto che a Napoli abbiamo dei sindaci che si occupano dell’immigrazione clandestina”. 

Sulla discussione è intervenuta pure l’Anci, che chiede al Viminale un tavolo proprio sull’applicazione delle norme contenute nel decreto: “E’ evidente, a questo punto, l’esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalita’ di attuazione e i necessari correttivi a una norma che cosi’ com’e’ non tutela i diritti delle persone”, spiega Antonio Decaro. E’ lo stesso Orlando ad annunciare la decisione di sospendere qualunque procedura “possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”.

Molti i sindaci a favore della decisione di Orlando. Anche l’ex sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, da sempre in prima linea nell’accoglienza dei migranti definisce  la posizione di Orlando “un atto coraggioso, ma necessario”. Per Nicolini, che a ricevuto il Premio Unesco per la pace, il decreto Sicurezza non solo è “discriminatorio e anti costituzionale per molti aspetti”, ma soprattutto “ricreerà un’emergenza finita” perché “con la riduzione degli sbarchi dell’80 per cento dove sta l’emergenza nelle nostre città? Colpire, disintegrare, indebolire lo Sprar, la protezione umanitaria, un sistema che era la risposta dello Stato al fenomeno migratorio e che andava invece rafforzato, significa creare clandestinità”.