Il prestanome è un vice procuratore onorario
Cospicue quantità di denaro delle cosche investite nel settore della raccolta e dello smaltimento di rifiuti attraverso una serie di imprese di cui erano i gestori di fatto senza ricoprire alcuna carica nè possedere quote azionarie. E come prestanome un avvocato palermitano, Tommaso Scanio, con la toga di vice procuratore onorario che è indagato a piede libero per riciclaggio e intestazione fittizia di beni, per aver investito i soldi dei mafiosi in due cooperative.
Sono le accuse nei confronti di tre presunti appartenenti a due famiglie mafiose arrestati dagli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza di Palermo nell’ambito dell’operazione “Phedro”: Cesare Lupo, Antonino Lupo e Salvatore Gambino. I primi due già in carcere, Gambino era ai domiciliari.
Le accuse nei loro confronti contestate dal Gip di Caltanissetta su richiesta dalla Dda sono, a vario titolo, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita e di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver commesso tali fatti al fine di agevolare l’attività di Cosa nostra.
Il fascicolo è passato da Palermo a Caltanissetta per il coinvolgimento del vice procuratore onorario, che è, come detto, indagato ma non risulta destinatario di misure cautelari.
Ai tre, appartenenti alle famiglie mafiose di Brancaccio e Borgo Vecchio, i finanzieri sono arrivati al termine di lunghe indagini con intercettazioni ambientali e telefoniche e accertamenti finanziari e patrimoniali.
Fondamentali anche il contributo dei collaboratori di giustizia e, soprattutto, l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette riguardanti specifiche anomalie finanziarie.