Pm Bonaccorso aggredito in tribunale, solidarietà dell’Anm

Momenti di tensione in tribunale a Palermo dopo la lettura del dispositivo della sentenza Zito. Il papà di uno degli imputati ha sferrato un pugno in faccia al pubblico ministero Maurizio Bonaccorso, i carabinieri hanno subito bloccato l’uomo.

La Corte d’assise di Palermo ha condannato a 27 anni Pietro Mazzara e a 30 anni Maurizio Pirrotta, accusati dell’omicidio di Antonino Zito, avvenuto nel dicembre del 2013 e maturato nell’ambiente dello spaccio di droga. Cinque anni ha avuto Carmelo Ferrara, accusato di favoreggiamento. La Corte ha disposto risarcimenti per la famiglia delle vittime, assistita dall’avvocato Monica Genovese.

Dopo la lettura del dispositivo, i carabinieri hanno dovuto fare allontanare parenti e amici degli imputati che inveivano contro la corte. Ma non è bastato, il padre di Pirrotta ha aggredito il pubblico ministero, che aveva chiesto l’ergastolo per gli Mazzara e Pirrotta.

La giunta distrettuale dell’Anm di Palermo esprime la sua solidarietà al pm Maurizio Bonaccorso vittima ieri di “un’ignobile e proditoria” aggressione da parte di un familiare di un imputato condannato per omicidio.

Bonaccorso, che nel procedimento aveva svolto le funzione di pubblico ministero, è stato aggredito fuori dall’aula della Corte di Assise subito dopo la lettura della sentenza.

In attesa di conoscere in modo più dettagliato la dinamica dell’accaduto – scrive in una nota l’Anm di Palermo – resta il fatto che la presenza di quindici carabinieri, nel contempo impegnati anche a frapporsi tra i familiari degli imputati e le parti offese, non è stata sufficiente ad impedire la vigliacca aggressione cui si è aggiunta la altrettanto grave necessità per l’intero collegio giudicante di rimanere a lungo chiuso nella camera di consiglio dopo la lettura del dispositivo ed a lasciare l’ufficio sotto scorta”.

L’Anm evidenzia come negli uffici giudiziari di Palermo sia in corso di attuazione un progetto “straordinario” di potenziamento delle misure di sicurezza esistenti e “l’odierna vicenda, oltre a rafforzarne la necessità e l’urgenza, dovrà costituire occasione per prevedere anche misure di protezione dinamiche, precedute da una ancor più incisiva analisi preventiva dei processi che presentino profili di rischio. La sicurezza degli uffici giudiziari ed il sereno esercizio della giurisdizione – conclude – vanno al di là della doverosa esigenza di protezione della incolumità individuale dei magistrati ed attengono al più ampio tema della difesa della democrazia e della legalità”.