Enna

Operazione Lethal weapon, 90 indagati (anche agrigentini) per traffico di armi (ft e vd)

Gli uomini della Polizia di Stato – nello specifico 48 Squadre mobili – tra cui quella di Agrigento –  coordinate dal Servizio centrale operativo – hanno effettuato 78 perquisizioni in tutto il territorio nazionale – in esecuzione di specifico decreto di perquisizione locale e di sequestro emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna – nei confronti di altrettante persone, residenti in diverse località della penisola, tutte indagate in ordine al reato di acquisto di armi per corrispondenza, nonché per detenzione illegale di armi comuni da sparo/armi clandestine, reati commessi fra il 2016 ed il 2017, allorquando gli indagati acquistavano dalla Polonia armi ad aria compressa con potenza superiore ai limiti consentiti dalla legge italiana per la libera vendita, ovvero superiore a 7,5 Joule, considerate quindi secondo la legislazione vigente, armi da fuoco.

I fatti traggono origine nel Settembre 2016, quando gli uomini della Squadra mobile e della Sezione Polizia postale e delle telecomunicazioni di Enna, acquisivano la notizia che un soggetto residente nella provincia ennese aveva acquistato svariati prodotti da negozi on-line, fornendo dati di pagamento di carte di credito rivelatesi essere clonate. Pertanto, all’epoca, gli investigatori del capoluogo ereo predisponevano idoneo servizio al fine di intercettare parte della merce provento del delitto di truffa, nella cittadina di Centuripe.

Gli agenti, quindi, monitoravano un corriere intento ad effettuare consegne nel centro di Centuripe e nella circostanza sorprendevano un uomo, poi identificato in Vincenzo Politi,  intento a ritirare, dall’addetto della società di trasporti, il pacco contenente la merce truffata, oggetto della denuncia di un commerciante.

Operazione Lethal weapon, armi sequestrate

L’uomo sottoposto a perquisizione presso la sua abitazione ubicata in quella cittadina, veniva trovato in possesso di altra merce di apparente provenienza illecita, per lo più acquistata on line. Tra la merce rinvenuta, sottoposta a sequestro, vi era un fucile ad aria compressa di fabbricazione turca, cal. 22 (5,5 mm), completo di munizionamento, nonché un cannocchiale di precisione per fucile, il tutto acquistato presso una società avente sede in Polonia. La predetta arma risultava essere di potenza pari a 27 joule, pertanto astrattamente non di libera vendita, nonché clandestina, in quanto mancante dei requisiti di legge circa la sua introduzione del territorio nazionale.

In considerazione delle risultanze acquisite l’uomo all’epoca veniva arrestato poiché colto nella flagranza dei reati di ricettazione di merce provento di truffa, nonché di detenzione di arma clandestina, ed infine di ricettazione della stessa arma. Si risaliva quindi alla provenienza di tale arma, acquistata online da un sito polacco ed inviata tramite corriere sul territorio nazionale.

La Squadra mobile di Enna, nel prosieguo dell’attività di indagine tesa a risalire alle modalità di introduzione dell’arma nel territorio nazionale, veniva coordinata dalla Procura della Repubblica di Enna, la quale avanzava richiesta, ovvero un European investigation order (Eio) – usato per la prima volta nel distretto della Corte d’Appello di Caltanissetta, ed uno dei primi in assoluto emanato nei confronti della Polonia – presso la Autorità giudiziaria polacca per accertare chi fossero stati i soggetti residenti in Italia che avevano acquistato per corrispondenza armi vietate dalla legislazione italiana dal 2016 al 2017 presso la ditta estera.

Detta Autorità giudiziaria straniera, a fronte della citata richiesta, forniva al magistrato che coordinava le indagini 81 fatture di acquisto di armi da parte di soggetti residenti nel territorio italiano, tutti debitamente identificati dalla Squadra mobile di Enna, attraverso un complesso e certosino lavoro – svolto anche con la collaborazione delle altre Squadre mobili coinvolte – di incrocio dei dati ricavabili dalle fatture, con le banche dati in uso alle forze di Polizia, anche quelle contenenti dati fiscali, e gli uffici anagrafe dei comuni interessati.

Per tale motivo la locale Procura della Repubblica emetteva il decreto di perquisizione locale e di sequestro con contestuale Informazione di garanzia a carico degli 80 acquirenti di armi. Al fine di dare esecuzione ai provvedimenti in questione, venivano delegate le Squadre mobili secondo la rispettiva competenza territoriale.

Complessivamente, nel corso delle operazioni, sono stati ottenuti i seguenti risultati: eseguite 78 perquisizioni, identificando oltre 90 persone; denunciate 78 persone, a vario titolo, perché trovate in possesso di armi illecitamente acquistate nonché per  omessa denuncia della detenzione armi e detenzione di arma clandestina e/o arma comune da sparo; sequestrate 92 armi, di svariati modelli, di fabbricazione straniera, ed in particolare 80 carabine e 12 pistole ad aria compressa.

Inoltre, per le armi sequestrate è in corso l’approfondimento degli accertamenti per verificare se le stesse risultino catalogate/verificate nel Catalogo nazionale armi, ed appurarne quindi la natura clandestina.

Fra i riscontri degni di maggior attenzione occorre menzionare quello svolto dalla Squadra mobile di Rimini, la quale ha trovato a casa di un unico soggetto 15 fucili ad aria compressa, di potenza verosimilmente superiore a 7,5 Joule, tutti dotati di mirino ottico, nonché un vero e proprio poligono privato nel giardino.  Nell’operazione sono stati impiegati oltre 500 poliziotti su tutto il territorio nazionale.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna che ha coordinato le indagini, (procuratore capo della Repubblica Massimo Palmeri e Sostituto procuratore Francesco Lo Gerfo, ha illustrato l’attività di indagine nel corso di una conferenza stampa tenutasi stamane, presso l’Auditorium Falcone e Borsellino del Palazzo di Giustizia di Enna.