Eventi

Porto Empedocle, giornalisti a convegno su mafia e comunicazione

La nuova comunicazione delle organizzazioni criminali e le possibili azioni di prevenzioni e contrasto. La percezione attraverso i media del fenomeno mafioso oggi.

Questi i temi trattati  nell’incontro che l’Ordine dei giornalisti ha predisposto per i suoi iscritti, ospite dell’Associazione “Oltre Vigata”, nei locali della Torre di Carlo V. A fare gli onori di casa il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina e il comandante della Capitaneria di Porto, Gennaro Fusco.

Chiamati a relazionare il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella, il sociologo e giornalista Francesco Pira, il capo del Commissariato di Polizia di Porto Empedocle Chiara Sciarabba, l’inviato del quotidiano La Sicilia, Mario Barresi. Moderatrice la giornalista Vanessa Chiapparo.

Francesco Pira e Mario Barresi
Il comandante la Capitaneria di Porto Empedocle, Gennaro Fusco
Il Procuratore Vella e Vanessa Chiapparo

Studiare il linguaggio mafioso e comprenderne le scelte verbali adottate, equivale a scoprirne il modus operandi interno alle cosche, e i metodi con cui per anni ha agito l’organizzazione criminale. I relatori, ciascuno a suo modo hanno fatto riferimento non solo alloro esperienza diretta ma ai  numerosi fatti di cronaca raccolti, interviste, dichiarazioni, intercettazioni, appunti, lettere degli uomini di Cosa Nostra, approfondendo  i metodi comunicativi, il sistema valoriale e le trasformazioni che il linguaggio della mafia ha subito nel corso degli anni, fino al suo adattamento al milieu culturale in cui il mafioso vive ed esercita il proprio controllo.

Dai messaggi criptati, ai pizzini di Provenzano, dalle lettere di scrocco, fino al volto appariscente e televisivo che non esclude l’utilizzo dei social network, per mezzo di alcuni termini chiave, ancora oggi, la mafia parla alla Cosa nostra.

Ci si è interrogati  sul  paradosso della comunicazione mafiosa che parte da alcune considerazioni e sul motivo per il quale un’associazione che ha fatto della segretezza, del silenzio, di tutto ciò che apparentemente è l’antitesi della comunicazione, in una parola (non a caso legata a quest’ambiente) dell’omertà, ha dato luogo a un sistema di comunicazione peculiare e, dunque, riconoscibile come tale, rilevando come “Ogni enunciato, ogni atto linguistico, ogni mossa comunicativa compiuta in pubblico da un uomo d’onore ha un destinatario immediato, ma anche  un destinatario ultimo, che è Cosa nostra stessa, la quale ne giudica il comportamento”.

«La Cosa nostra dell’inizio del Terzo Millennio presenta caratteristiche riconoscibili che la pongono in continuità con il suo passato, anche sul piano comunicativo. Anzi, potremmo azzardare, è forse proprio il piano comunicativo a consentire di cogliere quella continuità nel mutamento che, in ultima analisi, sembra essere la ragione che ha consentito a quest’organizzazione criminale di attraversare un secolo e mezzo di storia unitaria».