Il frammento della reliquia della Sacra Sindone visibile nel Mudia di Aragona apparteneva ai Naselli principi di Aragona.
Con la bolla del 6 giugno del 1686, il vescovo di Agrigento Francesco Maria Rhini autorizzò il principe di Aragona Baldassare IV ad esporre al pubblico culto la preziosa reliquia e ”festeggiare la data del 3 maggio di ogni anno e di portarla in processione”, così ci assicura la curatrice dott. Brancato.
Il polo espositivo della Chiesa del Rosario era stato inaugurato la prima volta nel 1998 per chiudere i battenti nel 2005, oggi ritorna ad essere inaugurato dalla soprintendente Gabriella Costantino e si spera possa ormai far parte a buon diritto di quei musei diffusi che impreziosiscono città come Naro e Sciacca. Inaugurazione quest’ultima molto sentita e partecipata dagli aragonesi e il parroco don Angelo Chillura lo sottolinea nel suo discorso di ringraziamento rivolgendosi ai rappresentanti delle istituzioni presenti insieme al Cardinale Montenegro e al responsabile dei Beni culturali della Diocesi don Pontillo.
Nel Museo sono esposti anche pezzi rilevanti della vita artistica del comprensorio urbano legato alla Chiesa. Ostensori, pissidi, calici e paramenti vari occupano le vetrine dove la più ammirata risulta quella del “reliquiario-urna” di argento destinato a contenere il pendente gioiello che racchiude il frammento della Sacra Sindone.
La sua realizzazione risale al 1684 ad opera dell’argentiere palermitano Giacinto Omodei.
Sempre alla fine del settecento, secolo dei Lumi e di una borghesia ancora colta, risalgono le tunicelle, i piviali, le stole, i manipoli tutti da attribuire a manifatture locali e che ci viene confermato da una iscrizione ricamata presso un laboratorio napoletano.
In un altro angolo del museo sono custodite le statue dei giganti processuali costituite dalla testa, dalle braccia e dalla tunica degli Apostoli portati poi in processione pasquale.
Un video ne illustra l’utilizzo cerimoniale che un tempo era in gelosa custodia delle famiglie aragonesi come gli Scifo, gli Attardo, i Lorenzano e gli Alongi.