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Disabili, le famiglie: “o si modifica il testo o ritorniamo a protestare”

“Se nel documento non saranno state introdotte le modifiche ulteriori da noi proposte, oltre a quelle già accolte dopo la prima bozza -inaccettabile soprattutto laddove inseriva l’Isee familiare ai fini della quantificazione delle erogazioni- saremmo i primi a riscendere in piazza”. A dirlo sono i rappresentanti dell’associazione di disabili “Siamo handicappati non cretini” della Sicilia in attesa dell’approvazione del decreto che prevede le erogazioni di aiuti finanziari ai disabili gravi.

“Anche se “scendere in piazza” è facile a dirsi, ma per le persone con disabilità è una discreta sofferenza a farsi. Ma lo abbiamo fatto più volte e lo rifaremmo – dicono – Per esempio, pur avendo accettato, nostro malgrado, la fissazione a 1.200 euro dell’assegno di cura anche per favorire il reperimento, sempre per il 2018, di fondi per le persone con disabilità grave, sempre per il 2018, non potremo accettare che vi siano discriminazioni con riguardo all’Isee – da non richiedere – per le persone con disabilità minorenni, o che vi siano alternatività concettuali e di procedura fra piano personalizzato, (in corso di redazione o redatto o da redigere) e assegno di cura, che per i gravissimi è integrativo e non sostitutivo del piano, e saremo su questo attentissimi”. “Così come deve essere chiaro che la decurtazione per le persone utrasessantaseienni potrebbe esserci solo per quest’anno, e che da gennaio 2019 tutti, da zero a ultrasessantaseienni ritorneranno ad avere l’assegno nella misura fissa base di 1.200 euro, fermo restando l’Isee ristretto a 25000 euro come soglia”, aggiungono i disabili. Non solo. “I fondi sono scarsi, soprattutto per le persone con disabilità grave, lo sappiamo da aprile 2019, anzi da qualche settimana prima, e anche per questo motivo siamo scesi in piazza, ad aprile scorso. Dove era la promotrice politica di tale manifestazione all’epoca? – continuano – Era quello il momento per chiedere l’implementazione dei fondi. Parlavamo di fondi europei FSE vincolati a voucher, quindi a servizi, ed eravamo molto contrari proprio perché non garantivano assistenza a tutti, ma si stava raschiando il barile. Quattro mesi fa si doveva protestare insieme a noi contro tali scelte. Ormai la frittata è fatta”.