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Strage Borsellino: depistaggio via D’Amelio, indagati anche magistrati

La Procura di Messina ha notificato un avviso di garanzia, per l’esecuzione di un “accertamento tecnico non ripetibile”, a magistrati che furono in servizio a Caltanissetta e che sono oggi indagati nell’inchiesta-bis sul depistaggio riguardante via D’Amelio.

Non si conoscono ancora i loro nomi. L’avviso è stato notificato anche alle “persone offese”, cinque mafiosi che furono condannati ingiustamente all’ergastolo per avere avuto un ruolo mai ricoperto nella strage Borsellino: ad accusarli furono alcuni falsi pentiti, tra cui Vincenzo Scarantino, che sarebbero stati imbeccati dai poliziotti del “gruppo Falcone-Borsellino”, guidato da Arnaldo La Barbera.

A giudizio a Caltanissetta ci sono già il vicequestore Mario Bo e gli ex ispettori Luigi Mattei e Michele Ribaudo, oggi in pensione. La Barbera è invece scomparso nel 2002. Nella nuova indagine il reato è lo stesso contestato a Bo e agli altri due, la calunnia aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra. L’inchiesta si svolge a Messina e non nella sede naturale di Catania (in cui si indaga sui magistrati del distretto di Corte d’appello di Caltanissetta) perchè uno di coloro che potrebbero essere coinvolti lavora oggi proprio nel capoluogo etneo. Uno dei pm che, nel ’92, indagò sulla strage di via d’Amelio, Carmelo Petralia, è attualmente in servizio nella Procura etnea.

Il pool coordinato dal procuratore messinese Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Vito Di Giorgio intende svolgere il riversamento di 19 supporti magnetici contenenti registrazioni prodotte con strumentazioni dalla Radio Trevisan. L’operazione, relativa a cassette audio contenenti gli originali degli interrogatori di Scarantino, mandati a Messina da Caltanissetta, comporterà la distruzione degli originali e per questo è necessario mettere gli indagati in condizione di partecipare alla verifica.

Gli accertamenti irripetibili di cui è stata data la notifica agli indagati e alle persone offese riguardano l’analisi di 19 cassette su cui vennero registrati una serie di interrogatori e che potrebbero essere danneggiate dall’ascolto. Da qui l’esigenza che all’esame partecipino i legali delle persone coinvolte con l’ausilio di consulenti.