Fallimento Mediterranea Cavi spa, prosegue processo: in aula l’ex legale dell’azienda

E’ proseguito ieri, davanti il collegio presieduto dal dott. Miceli, il processo che vede imputati i fratelli Romano, imprenditori di Racalmuto, per il fallimento della Mediterranea Cavi spa, azienda che ha chiuso battenti l’1 aprile del 2010.

La situazione – per quanto emerso in aula – è di quelle ingarbugliate: un scontro legale con un istituto di credito di Canicattì prima – proseguito con un’altra battaglia legale aperta poi con l’azienda fornitrice di macchinari. Una guerra fra aule di Tribunale.

Come si diceva, ieri è stato il giorno dei testi della difesa: inizialmente 6, di cui gran parte ufficiali delle forze dell’ordine (come il dott. Montemagno o il maggiore De Felice) la lista è stata drasticamente accorciata – con l’avallo del pubblico ministero Matteo Delpini –  con soltanto due testi pronti a deporre.

A rispondere alle domande degli avvocati difensori Palermo, Ruggieri e Cappello è l’ex legale dell’azienda “Mediterranea Cavi spa”, avv. Maria Silvana Rinallo: “Sono stata difensore della Mediterranea Cavi su mandato del legale rappresentante dell’azienda, il sign. Romano. Nel 2005 questa azienda aveva un grosso potenziale, si occupava di fabbricazione di cavi di rame che dovevano essere esportati in Europa e in altri Paesi. Il mio compito era quello di curare i rapporti con gli istituti di credito e in particolare con la Banca S.Francesco di Canicattì con la quale la Mediterranea Cavi aveva un debito di circa 2 milioni e 500 mila euro in seguito alla richiesta di un finanziamento poi concesso: a garanzia di questa somma ricordo che fu messo il capannone aziendale e una serie di cambiali da parte dei soci. Di questi 2 milioni e 500 mila euro, però, soltanto 500 mila furono realmente utilizzati dalla Mediterranea Cavi spa. La restante parte fu utilizzata dalla stessa Banca – che aveva concesso il prestito per immettere liquidità nelle casse dell’azienda – per trattenere dei titoli che l’istituto avanzava proprio dalla Mediterranea Cavi spa. La somma di 1 milione e 800 mila euro circa – in pratica – è stata riconvertita in titoli bancari e successivamente in un fondo patrimoniale.”

L’avvocato Rinallo riferisce poi di un altro contenzioso che la Mediterranea Cavi spa – contemporaneamente – aveva aperto con l’azienda fornitrice di un macchinario dal valore di 500 mila euro circa, la Mario Frigerio spa: “Nel 2007 la Mediterranea acquista una trafilatrice per 500 mila euro. Alla fine di un periodo di prova lo strumento diventava di proprietà dell’azienda. In seguito ad un incidente sul lavoro che coinvolge il macchinario l’assicurazione respinge il pagamento perché – sulla suddetta trafilatrice – mancava la targhetta di riconoscimento.”

Da qui, nel giro di poco tempo, pervengono alla Mediterranea Cavi spa ben due istanze di fallimento all’azienda: una da parte della Mario Frigerio spa e l’altra dall’istituto bancario San Francesco di Canicattì.