La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio ad altra sezione, la misura cautelare emessa nell’ambito dell’operazione antimafia “Montagna” eseguita nel gennaio scorso e che ha portato all’arresto, nel gennaio scorso, di 53 persone, a carico di Domenico Maniscalco, 53 anni di Sciacca accusato di “avere fatto parte dell’associazione mafiosa denominata “Cosa nostra”, o per risultare, comunque, stabilmente inseriti nella detta associazione, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà personale e il patrimonio, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici, per riscuotere somme di denaro a titolo estorsivo ad imprese ed esercizi commerciali operanti nel territorio controllato, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti per sé e gli altri, per intervenire sulle istituzioni e la pubblica amministrazione, contribuendo anche a individuare nuovi adepti o soggetti da avvicinare all’associazione mafiosa”.
Maniscalco, difeso dagli avvocati Giovanni Aricò e Giovanni Castronovo, è stato indicato dai pubblici ministeri della Dda “Quale appartenente alla famiglia mafiosa di Sciacca, per essersi messo a totale disposizione dell’organizzazione, mantenendo i contatti e partecipando a numerosi incontri e riunioni con altri membri dell’organizzazione, in particolare delle famiglie mafiose della provincia di Agrigento, tra le quali quelle di Favara, Cammarata, San Giovani Gemini e con quelli della famiglia di Polizzi Generosa – Castellana, ricevendo i benefici economici di tale condotta”.
Adesso la sua posizione giudiziaria verrà riesaminata.