Giudiziaria

“Droga e abigeato controllati da Cosa Nostra”, inchiesta Proelio: sentenza slitta a febbraio

Slitta di trenta giorni la sentenza del del processo scaturito dall’inchiesta antimafia Proelio – condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania – che avrebbe fatto luce su ben radicati legami tra due clan di Cosa Nostra – quello Fragapane di Santa Elisabetta e quello Errigo di Comiso – scoprendo anche un giro di droga e abigeato controllato proprio dalle famiglie mafiose. Inizialmente prevista per oggi (anche se c’era assoluta certezza) la sentenza è prevista verosimilmente per il 28 febbraio prossimo. 

Diversi gli agrigentini coinvolti in questo procedimento: Francesco Fragapane, figlio di Salvatore (ex capo di Cosa Nostra agrigentina) e capo della famiglia di Santa Elisabetta e del mandamento della Montagna, è sicuramente il personaggio di maggiore spessore criminale. Oltre a Fragapane sono rimasti impelagati nelle maglie delle indagini anche Roberto Lampasona, 41 anni di Santa Elisabetta, e Antonino Mangione, 38 anni di Raffadali, Salvatore Montalbano, 25 anni di Favara, Antonino Manzullo, 52 anni di Burgio e Girolamo Campione, palermitano residente a Burgio. Coinvolto anche l’ormai collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, pentitosi dopo l’ultimo arresto nell’ambito dell’operazione Montagna.

Il sostituto procuratore della DDA di Catania  Valentina Sincero – durante la requisitoria – aveva chiesto la condanna ad 8 anni e 4 mesi nei confronti di Roberto Lampasona e Antonino Mangione (difesi dagli avvocati Nino ed Enza Gaziano); la pena più alta è stata invece chiesta nei confronti di Fragapane (20 anni e 6 mesi, difeso dagli avvocati Barba e La Carrubba). Per Quaranta (difeso dall’avvocato Gloria Lupo),invece, la richiesta di condanna è stata di 4 anni e 2 mesi.

Il processo, che si celebra con rito abbreviato davanti al Gup del Tribunale di Catania Salvatore Ettore Cavallaro.