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Mafia, Mancino: mai saputo di trattativa. Contro di me calunnie

L’ex presidente del Senato Nicola Mancino ha ribadito la propria estraneità a qualsiasi trattativa tra Stato e mafia. Lo ha fatto stamani nell’aula bunker di Palermo dov’è imputato per falsa testimonianza nell’ambito dell’inchiesta sulla “trattativa” ha reso dichiarazioni spontanee. Mancino si è definito un “terzo estraneo”, formalizzando dinanzi al presidente della Corte d’assise Alfredo Montalto la sua intenzione di non sottoporsi all’interrogatorio da parte dei pm. Mancino è tornato sull’incontro avuto al ministro degli Interni con Paolo Borsellino l’1 luglio 1992, diciotto giorni prima che il giudice venisse ucciso nella strage di via D’Amelio. “Si sono fatte maliziose e subdole insinuazioni”, ha detto Mancino il quale ha ribadito la sua “durezza e fermezza nei confronti di un nemico che aveva dichiarato guerra allo Stato. Dissi che la cattura di Riina non mi bastava – ha spiegato l’ex seconda carica dello Stato -, bisognava catturare tutta la Cupola”. Insomma, per Mancino, contro di lui ci sarebbero state “calunnie e millanterie. Denunciate – ha proseguito -, ma che non hanno dato seguito alcun accertamento, nè verifiche”. “Un teorema che doveva rimanere in piedi”, dunque, contro di lui che ha sempre espresso la propria estraneità ai fatti.