“Voti alle elezioni per fare ritirare una denuncia”, Malfitano vuota il sacco e accusa l’ex sindaco di Licata

Nuova pirotecnica udienza del processo di secondo grado a carico dell’ex sindaco di Licata, Angelo Balsamo, di Francesca Bonsignore e di un dipendente di una ditta di pompe funebri, Carmelo Malfitano. Sono accusati di corruzione in atti giudiziari, falsa testimonianza, calunnia e – nel caso di Malfitano – di favoreggiamento. E proprio quest’ultimo è comparso questa mattina davanti i giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, nelle vesti di “grande accusatore”. 

A differenza del passato, Malfitano ha cambiato atteggiamento confermando – in un verbale reso al procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella – tutte le accuse mosse dagli inquirenti. Anche quelle di corruzione in atti giudiziari che riguardano Angelo Balsamo e per le quali è stato assolto (condannato a due anni e mezzo per le altre accuse). E oggi Malfitano ha di fatto confermato tutto, compresa la circostanza dei quaranta voti promessi alla figlia, candidata al consiglio comunale di Licata nel 2013, in cambio dell’impegno a convincere Bonsignore e Casaccio a ritirare la querela da cui poi scaturirono le attuali contestazioni. 

Il processo d’appello sembrava svolgersi normalmente e senza scossoni sino a quando il Pg Caterina Bartolozzi  ha calato un asso micidiale, depositando il verbale datato 27 luglio 2020, e chiedendo il doppio della pena nei confronti dell’ex sindaco rispetto alla condanna di primo grado: cinque anni. Balsamo è difeso dagli avvocati Lillo Fiorello e Antonino Gagliano del foro di Gela. Francesca Bonsignore è difesa dall’avvocato Giuseppe Glicerio. Malfitano, invece, è difeso dall’avvocato Francesco Cottone del foro di Gela.