Messina

Operazione “Far West”: armi, estorsioni e droga, 6 arresti (video)

I carabinieri del Comando Provinciale di Messina, alle prime luci dell’alba, hanno arrestato sei persone, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo diretta dal procuratore della Repubblica Maurizio De Lucia, con l’accusa di estorsione, detenzione e porto d’armi abusivo, spaccio di sostanze stupefacenti, furto aggravato, ricettazione e minacce. 

GLI ARRESTI. Maurizio Calabrò, 39 anni; Santino Calabrò, 45 anni; Giuseppe Giacoppo, 44 anni; Alessandro La Boccetta, 37 anni; Angelo Crisafi, 51 anni; Beniamino Cirillo, 29 anni (in carcere per altra causa).

L’odierna operazione muove i primi passi nel 2014 quando già i militari del Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Messina arrestano Angelo Crisafi per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un titolare di un negozio di abbigliamento della zona sud della città peloritana. Da questo arresto gli inquirenti cominciano a delineare un quadro ben più ampio provando come gli odierni arrestati avessero messo su un giro di droga al dettaglio e, due di loro, avessero in dotazioni numerosi armi da utilizzare a scopo intimidatorio.

Protagonisti delle azioni di fuoco sono stati Calabrò’ e Giacoppo.

Attraverso una minuziosa analisi dei dati acquisiti nel corso delle indagini, i carabinieri hanno ricostruito come nel tardo pomeriggio del 21 novembre 2014, dopo aver ottenuto la disponibilità di una pistola, i due abbiano raggiunto a bordo di uno scooter la bottiglieria “La Spagnola” di Via Consolare Valeria esplodendo all’impazzata alcuni colpi di pistola contro la vetrina dell’attività commerciale, esattamente alle 18.35, in un orario in cui la gente è per strada e bar e botteghe sono colmi di avventori, proprio come nel far west, mettendo seriamente in pericolo l’incolumità di tante persone. Il successivo rinvenimento della pistola utilizzata, sottoposta ad accertamenti tecnici da parte del RIS dei Carabinieri di Messina, ha consentito di riscontrare che si tratta della stessa arma impugnata da Giacoppo la sera del 24 febbraio 2014  per esplodere nove colpi contro l’abitazione del pregiudicato Domenico Musolino, in località “Villaggio Aldisio”.

Dalle intercettazioni è emerso come Giacoppo disponesse anche di altre armi che si dichiarava pronto ad utilizzare. In una circostanza, infatti, rivolgendosi ad un interlocutore a cui spiegava la sua perizia nel maneggio delle armi, forniva la sua disponibilità per punire in maniera esemplare i presunti responsabili di un furto in abitazione.  In alcuni casi gli indagati non esitavano a riscuotere in maniera violenta gli illeciti crediti maturati per la fornitura di stupefacenti. E’ stato accertato, infatti, come in una circostanza Crisafi abbia pesantemente minacciato un uomo che aveva contratto un debito di droga, prospettandogli condotte ritorsive che avrebbero interessato anche i suoi familiari, riuscendo così ad assicurarsi l’ingiusto profitto. 

Andava molto peggio ad un giovane, rimasto vittima di una cruenta punizione da parte di’ Maurizio Calabrò, che lo colpiva ripetutamente con un bastone, anche in questo caso per pretendere il pagamento di un debito. Non ottenendo il denaro, Calabrò’ non esitava a minacciare anche il nonno del ragazzo che provvedeva a saldare il debito, arrivando addirittura a consegnargli la propria auto – a titolo di garanzia – fino alla completa elargizione della somma.   Come accennato, l’inchiesta ha consentito di far luce su gravi episodi delittuosi commessi con l’utilizzo di armi; fatti che hanno dato all’operazione il nome “Far West” per richiamare la facilità con cui si sia sparato in città. In particolare, Crisafi, La Boccetta,’ Santino Calabrò e Beniamino Cirillo operavano nel popoloso quartiere cittadino di “Santa Lucia Sopra Contesse” mentre’ Maurizio Calabrò e Giuseppe Giacoppo in un’area compresa tra i rioni “Gazzi” e “Villaggio Aldisio”. 

Dopo le formalità di rito per’ Santino Calabrò,’ Maurizio Calabrò, Alessandro La Boccetta e  Giuseppe Giacoppo si sono spalancate le porte del carcere di Gazzi, mentre Angelo Crisafi e Beniamino Cirillo sono rimasti trattenuti nelle case circondariali ove erano già detenuti.