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Licata, estorsioni alle Coop: 10 indagati, c’è anche un avvocato

Secondo l’accusa, gli indagati assumevano personale pagando una cifra minore rispetto alla busta paga. Lo scorso ottobre il blitz che ha portato in carcere tre persone, tra cui l’avvocato Magliarisi considerato il vero artefice.

Avvocato Angelo Magliarisi

Era scattato lo scorso 10 ottobre il blitz, condotto dai finanzieri della Compagnia di Agrigento e  della Tenenza di Licata, che ha permesso di scoprire un giro di estorsioni e minacce ai danni di dipendenti di due cooperative sociali che si occupano di minori affetti da problemi psichici.

La sera dell’operazione scattarono le manette per l’avvocato Rosario Magliarisi e la sua collaboratrice, Linda Modica; tre gli obblighi di dimora: Angelo Magliarisi, 46 anni di Licata ;Carmela Di Blasi, 67 anni, amministratore unico della Coop “Il Libero Gabbiano”; Florinda Zagra, 37 anni, addetta di fatto alla gestione economica.

Oggi, a tre mesi dal blitz, arriva la notifica di chiusura delle indagini che vede salire il numero di indagati a 10, coinvolgendo anche i dipendenti delle Coop che con le loro dichiarazioni hanno tentato di alleggerire e favorire le posizioni dei datori di lavoro.

Ciò che rende questa storia, effettivamente, una “storiaccia” è il contesto sociale drammatico che si delinea nel territorio di Licata, caratterizzato da una crisi occupazionale. Proprio su questo disperato bisogno faceva leva l’intero modello criminale. Ed il modus operandi era sempre lo stesso: si cominciava con un tirocinio non retribuito salvo poi la promessa di una occupazione a tempo determinato ma con una clausola: una volta preso lo stipendio, il dipendente doveva “riconsegnare” una cifra concordata in precedenza con il datore di lavoro.

Il giro di soldi messo su con questo metodo, applicato ovviamene su diversi dipendenti, ha fruttato un tesoretto in disponibilità di Magliarisi, e della società creata ad hoc, la Vi.Sa. srl, non indifferente  che ha permesso di svolgere, oltretutto, operazione di acquisto e locazione di immobili con somme provenienti dal patrimonio della Cooperativa “Arcobaleno”.

Le indagini sono condotte dal procuratore aggiunto, Ignazio Fonzo, e dal sostituto procuratore Matteo Delpini.

Secondo l’accusa nove dipendenti sarebbero stati costretti a restituire un terzo, in contanti, dello stipendio ricevuto.