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Licata, dopo le polemiche ecco gli arresti: lo Stato risponde presente

Dopo le polemiche, le marce indietro e avanti e dopo il grido ad opera del sindaco di Licata, Angelo Cambiano, che si è sentito abbandonato dallo stato e peggio ancora “utilizzato” da non sa chi, lo stato risponde con i fatti.

E lo fa non ieri con lo scoppio della polemica ma mesi e mesi prima con l’individuazione degli autori delle intimidazioni ai danni del sindaco, ancora oggi anti-abusivi” di Licata.

Come è noto  carabinieri di Licata e del comando provinciale di Agrigento hanno eseguito una ordinanza cautelare per gli arresti domiciliari a carico di Angelo Marco Sortino, 32 anni, e di Calogero Strincone, 30 anni, che, con alcuni complici non ancora identificati, l’8 maggio scorso hanno appiccato il fuoco all’interno della casa di Rosario Cambiano, padre del primo cittadino.

Una svolta che arriva il giorno dopo lo sfogo del sindaco che si è detto pronto a dimettersi perchè lasciato solo nella battaglia contro gli abusivi. Ed è in questo contesto – quello delle tensioni esplose attorno alla lotta contro gli immobili illegali – che sono maturati le indagini e i provvedimenti restrittivi.

Gli arresti domiciliari sono stati disposti dal Gip di Agrigento Alessandra Vella, su richiesta dei sostituti procuratori Simona Faga e Alessandra Russo.

La banda ha agito di notte e col volto coperto. Sono stati rilevati più punti di innesco. Le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza installato nell’abitazione hanno documentato la presenza di due persone col volto coperto dai cappucci delle felpe. Il sindaco, sentito allora dagli investigatori, ha riferito delle ripetute minacce e pressioni subite in quel periodo da parte dei proprietari delle case abusive in corso di abbattimento, i quali pretendevano la sospensione delle demolizioni.

Il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo sottolinea la circostanza che dall’aprile 2016 il Comune di Licata, nel rispetto del protocollo d’intesa stipulato con la Procura di Agrigento, ha avviato il procedimento amministrativo diretto alla demolizione degli immobili abusivi.

Un’attività che ha prodotto numerose manifestazioni di dissenso, spesso sfociate in veri e propri episodi di violenza e minaccia nei confronti della amministrazione locale e in particolare del sindaco. Nell’aprile del 2016 per tre volte è stata occupata la sala consiliare. E a maggio sono seguite le minacce contro Cambiano e le aggressioni alla polizia giudiziaria impegnata nell’esecuzione delle demolizioni.

Di conseguenza, viene spiegato, “le indagini si sono sviluppate in tale direzione, apparendo sin da subito verosimile che l’incendio fosse da ascrivere all’interno di questo contesto”.

Le indagini proseguono al fine di accertare ulteriori responsabilità.