Palermo

Blitz “Barbanera”, traffico migranti da 3000 euro a tratta; 14 fermi, sequestrati 3mln euro; tre agrigentini coinvolti (ft e vd)

La Guardia di Finanza ha eseguito 14 provvedimenti di fermo nei confronti di italiani e stranieri appartenenti ad un sodalizio criminale che avrebbe gestito il traffico di migranti tra la Tunisia e le coste siciliane con gommoni veloci.

Si tyratta di Fadhel (alias Giovanni, alias Boulaya) Moncer, nato in Tunisia, 38 anni, Fakhri Moncer, nato in Tunisia 35 anni, Bessem Elaiba, nato in Tunisia, 34 anni, Moussa Hedhili, nato in Tunisia, 26 anni, Nabil Zouaoui, nato in Tunisia ,55 anni, Filippo Solina, nato a Lampedusa 51 anni, Salvatore Spalma, nato ad Agrigento, 30 anni, Francesco Sacco nato a Porto Empedocle, 53 anni, Antonino Lo Nardo, 43 anni, nato a Palermo, Giulio Di Maio, 32 anni, nato a Palermo, Vincenzo Corda, 35 anni, nato a Palermo, Pietro Ilardi, nato a Palermo, 44 anni. Due sono ancora ricercati.

I componenti del clan, capeggiato dal tunisino Fadhel Moncer, sono accusati a vario titolo di sfruttamento dell’immigrazione clandestina, contrabbando di tabacchi lavorati e fittizia intestazione di beni e attività economiche.

La banda reclutava i profughi e raccoglieva grosse somme di denaro per la traversata: fino a 3.000 euro. L’organizzazione rubava natanti e motori, già usati per i viaggi verso l’Italia e sequestrati dalla Finanza, e acquistava tabacchi di contrabbando che poi portava in Sicilia e rivendeva grazie alla rete di distribuzione che aveva nei mercati rionali palermitani. La banda usava gommoni carenati, dotati di potenti motori fuoribordo, con i quali era in grado di coprire il tratto di mare che separa le due sponde del Mediterraneo in poche ore, trasportando, per ciascuna traversata, dai 10 ai 15 persone.

E’ in corso anche un sequestro per un valore di 3 milioni di euro.

L’indagine dei finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, in collaborazione con personale dello Scico e dei Comandi Provinciali di Trapani e Agrigento, nonchè del Reparto operativo aeronavale, è stata coordinata  dall’aggiunto Marzia Sabella e dal pm Gery Ferrara della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Alcuni indagati sono stati bloccati nel porto di Palermo, mentre erano in partenza per la Tunisia, con denaro contante per oltre 30mila euro.

Contestualmente è in corso il sequestro di 3 aziende del trapanese riconducibili al capo dell’organizzazione (un ristorante, un cantiere nautico e una azienda agricola), nonchè di diversi immobili, automezzi, due pescherecci, denaro contante e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.

Era Fadhel Moncer, tunisino, il capo dell’organizzazione criminale che gestiva viaggi veloci di migranti a bordo di gommoni tra la Tunisia e la Sicilia, scoperta dalla Dda di Palermo. L’operazione della Finanza, che ha portato al fermo di 14 persone, è denominata “Barbanera” proprio per la caratteristica fisica di Moncer che porta una folta e lunga barba. Secondo i pm Marzia Sabella e Gery Ferrara, che hanno coordinato l’inchiesta, la banda negli ultimi due anni avrebbe gestito decine di traversate verso le coste siciliane e reinvestito i soldi guadagnati in attività economiche intestate a dei prestanome.

La caratura criminale di Moncer viene fuori da alcune conversazioni telefoniche intercettate in cui il tunisino ammetteva di aver sollecitato la falsificazione di verbali di arresto e di aver pagato una tangente ai funzionari locali della polizia tunisina della città di Kelibia in occasione del fermo di uno dei suoi complici. Ai migranti fatti entrare in Italia l’organizzazione garantiva la possibilità di un contratto di lavoro fittizio, anche di tipo stagionale.

Fadhel Moncer aveva progettato un attentato dinamitardo a una caserma dei carabinieri. Già arrestato nel 2012 per un traffico di armi e droga tra Francia e Italia, aveva intenzione di far saltare in aria la caserma, solo le manette gli impedirono di portare a termine il piano.

“Faccio saltare la caserma, già sto mettendo da parte, ogni volta, uno-due chili… appena cominciano ad essere cinquanta, cento chili, ti faccio sapere com’è… ti faccio spostare tutta la caserma a mare”, diceva Moncer non sapendo di essere intercettato. “Arrivo a scoppiare una bomba dietro la caserma dei carabinieri a Marsala, che succede? Sai, gli sbirri scappano da Marsala”, spiegava al suo interlocutore. L’arresto però fece saltare il progetto.

Almeno in sette occasioni, oltre ai profughi, sono stati introdotti in Italia tabacchi di contrabbando per centinaia di migliaia di euro. Durante le indagini è stato arrestato per traffico di sostanze stupefacenti uno dei complici di Barbanera preso con 30 chili di hashish al casello autostradale di Buonfornello e due contrabbandieri di sigarette e sono stati sequestrati 360 kg. di tabacchi lavorati. Solo la settimana scorsa la Procura di Palermo aveva scoperto un’altra organizzazione criminale che gestiva i viaggi tra il nord-Africa e l’Italia con le stesse modalità.

Basi diffuse tra Italia e Tunisia e un piccolo impero economico costruito nel tempo. Era florido il giro d’affari dell’organizzazione di trafficanti di uomini e di sigarette, sgominata dalla Guardia di finanza di Palermo, con l’esecuzione di 14 fermi a carico di stranieri e italiani.

Basi operative a Mazara del Vallo, Marsala, Palermo, Lampedusa e Chebba, in Tunisia. Il gruppo criminale utilizzava gommoni carenati, dotati di potenti motori fuoribordo, con i quali era in grado di coprire il tratto di mare che separa le due sponde del Mediterraneo in poche ore, trasportando, per ciascuna traversata, dai 10 ai 15 migranti, che pagavano a testa circa 3 mila euro, e le sigarette di contrabbando.

La banda diversificava, sistematicamente, le rotte e le modalià del contrabbando di sigarette sfruttando anche due pescherecci di stanza a Lampedusa.

Al vertice dell’organizzazione, come detto, ci sarebbe il tunisino Fadhel Moncer, alias “Giovanni”, alias “Boulaya”, riconosciuto anche per la caratteristica e folta barba nera.

L’organizzazione criminale “si è dimostrata intenzionata a compiere atti estremamente cruenti”. E’ quanto dicono gli inquirenti che hanno coordinato l’inchiesta sul traffico di esseri umani. Il sodalizio criminale “ha operato con estrema disinvoltura e con un fortissimo attaccamento al profitto che avrebbe ottenuto dallo sfruttamento dell’immigrazione clandestina – dicono gli investigatori -: reclutando migranti ”clandestini” e raccogliendo ingenti somme da questi pagate come prezzo per la traversata, fino a 3.000 euro per tratta”.

Il provvedimento “pone fine alle attività illecite dell’organizzazione nello sfruttamento della disperazione di esseri umani e la priva definitivamente dei patrimoni accumulati, a concreta testimonianza dell’azione di servizio della Guardia di Finanza che integra funzioni di polizia economico-finanziaria e di polizia del mare”.