Palermo

Furti, estorsioni e minacce con incendi: sette fermi (ft e vd)

I carabinieri di Partitico  hanno eseguito un provvedimento di fermo, disposto dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal pm Enrico Bologna, nei confronti di sette persone indagate per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi furti di rame, materiali ferrosi e in abitazioni a Camporeale, nonché accusate di estorsioni, ricettazioni e danneggiamenti tramite incendio.

I FERMI. Maurizio Mulé, 26 anni di Partinico, Salvatore Lazzara, 30 anni, di Alcamo, Barbara Lombardo, 33 anni, Vincenza Ferdico, 24 anni, Francesco Mulè, 28 anni, di Partinico, Calogero Mulè, 30 anni, di Partinico e  Vincenzo Mulè, 25 anni, di Alcamo accusati di associazione a delinquere accusati di numeri furti ai cittadini di Camporeale e intimidazioni ed estorsioni.

Barbara Lombardo
Calogero Mulè
Francesco Mulè
Maurizio Mulè
Salvatore Lazzara
Vincenza Ferdico
Salvatore Lazzara

L’indagine, condotta dai militari della compagnia di Partinico, è iniziata dopo alcuni incendi dolosi a auto e autocarri nel territorio di Camporeale (Pa).

Sin dalle prime battute sarebbe emersa la presenza in comune di un’organizzazione che avrebbe creato nel centro in provincia di Palermo un clima di paura. Tanto che in alcune intercettazioni gli investigatori hanno trascritto le richieste di aiuto di alcuni imprenditori oggetto di attentati e minacce. Alcuni residenti che subivano furti ed estorsioni sono stati intimiditi e costretti a non denunciare i furti. Anche le due donne, secondo quanto accertato dalle indagini, avrebbero avuto un ruolo attivo nell’organizzazione.

La banda aveva occupato abusivamente alcuni alloggi del complesso residenziale di piazza delle Mimose dove aveva la base operativa. A capo dell’organizzazione Maurizio Mulè, già destinatario della misure di pubblica sicurezza della sorveglianza che non gli consentiva di uscire nelle ore notturne, il quale sceglieva gli obiettivi e dava supporto logistico.

Mulè, che si doveva recare in caserma dai carabinieri per le prescrizioni sulla sorveglianza speciale, in un’occasione vide un imprenditore a cui avevano rubato un attrezzo da lavoro.

“Quell’infame ai cui abbiamo rubato il compressore è in caserma e parla con il maresciallo”, diceva intercettato. Quattro giorni dopo allo stesso imprenditore fu incendiato un autocarro.

La banda metteva a segno furti a ripetizione. Pellet, canne fumarie, attrezzi da lavoro costosi e anche tante olive che poi portavano nei frantoi per la molitura. Molti dei colpi sono stati seguiti passo passo al telefono da Maurizio Mulè, che dava indicazioni soprattutto a Salvatore Lazzara sulla possibile presenza o meno delle auto dei carabinieri di pattuglia nella zona. “Stai attento – diceva Mulè – stanno passando i porci o i tarzan“.