Palma di Montechiaro

Palma di Montechiaro, Gueli resta ai domiciliari: “Fu tentato omicidio”

Francesco Gueli, il 42enne di Palma di Montechiaro accusato del tentato omicidio del cugino 25enne Leandro Onolfo, ha chiesto tramite i suoi difensori – gli avvocati Giovanni CastronovoSanto Lucia  – di essere rimesso in libertà ai giudici della Corte di Cassazione che, però, ha respinto il ricorso.

Resta, dunque, ai domiciliari.

E’ quanto ha stabilito la Suprema Corte che ha giudicato inammissibile il ricorso della difesa stabilendo così, in maniera definitiva, che si trattò di un tentato omicidio e confermando la misura disposta dal Gip del Tribunale di Agrigento e confermata dal Riesame.

“Il colpo è partito per sbaglio, non aveva alcuna intenzione di uccidere il cugino, è stato un incidente perchè il giovane che rimase ferito voleva disarmarlo ed è partito un colpo”, queste in sintesi le motivazioni portate davanti ai giudici della Suprema Corte dalla difesa di Gueli dopo che il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura disposta dal gip nei confronti del palmese.

Nelle scorse settimane Gueli era finito agli arresti domiciliari con braccialetto – su disposizione del gip Stefano Zammuto – dopo aver mostrato un atteggiamento collaborativo con gli inquirenti facendo ritrovare la pistola con cui avrebbe sparato al cugino.

La vicenda risale al giugno scorso quando, per una banale lite, scoppiò il finimondo a Palma di Montechiaro: protagonisti della vicenda sono Francesco Gueli, alias “ciciu u malandrinu”, e Giuseppe Incardona, inteso “Peppi u cafuni”: quest’ultimo nei pressi di un bar avrebbe sparato addosso al Gueli che, per vendicarsi, sarebbe corso in casa per armarsi e rispondere al fuoco.

Nel tentativo di convincerlo a desistere Gueli fece partire un colpo che prese nell’addome il cugino Onolfo che rimase vivo ma dopo un intervento di asportazione della milza.