Palma, pistolettate per Diego Provenzani “l’hascisciatu”: la storia

E’ figura di rilievo nel panorama criminale di Palma di Montechiaro, Diego Provenzani, 49 anni, detto l’hascisciatu” (per l’uso di stupefacenti) o “patata”, l’uomo ferito stasera a pistolettate da ignoti sicari che lo hanno ferito gravemente mentre stava percorrendo a bordo del suo scooter la strada che dal paese porta a Marina di Palma. Di notevole spessore il suo fascicolo personale che pur contempla due assoluzioni per fatti gravissimi come l’omicidio del maresciallo dei carabinieri, Giuliano Guazzelli e la strage di Capodanno compiuta dagli stiddari all’interno del Bar 2000 gestito dalla famiglia Allegro. E nonostante sia uscito indenne da numerose chiamate in correità per omicidio e tentato omicidio da numerosi pentiti, Provenzani annovera anche condanne pesanti come quella subita nell’ambito del processo “Palma import” la cui sentenza così descrive il personaggio:

“Diego Provenzani venne processato dalla Corte d’Assise di Agrigento, nell’ambito del dibattimento “Alletto Croce + 77”, e condannato per vari delitti, tra i quali quello di cui all’art. 416 bis c.p. e quello relativo alla strage, avvenuta a Palma di Montechiaro il 31 dicembre 1991, ricordata come “la strage di S. Silvestro”, ovvero come “la strage del bar 2000”.  All’esito di un complesso iter giudiziario, il medesimo è stato infine assolto da quest’ultima imputazione, per carenza di sufficienti riscontri individualizzanti, mentre è divenuta definitiva, a suo carico, la condanna per associazione mafiosa. Appare opportuno, a questo punto, trascrivere di seguito il brano argomentativo della sentenza scritta dai primi Giudici. A suo carico gravano innanzitutto le dichiarazioni degli imputati di reato connesso ed in particolare quelle di Gioacchino Benvenuto, Giuseppe Croce Benvenuto e Giovanni Calafato che, essendo anch’essi di Palma ed inseriti nel medesimo contesto criminale, ben conoscono l’odierno imputato. Benvenuto Gioacchino, fratello del più noto Giuseppe Croce, ha dichiarato che Diego Provenzani faceva parte dello stesso suo “paracco” (ossia una cosca a Palma di Montechiaro ndr), termine con cui, come si è visto in altra parte della sentenza, i collaboratori di Palma di Montechiaro indicano quelle bande di giovani palmesi inizialmente dediti alle rapine e successivamente alleatesi con il gruppo di Cosa nostra della corrente Sambito, contrapposta a quella predominante dei Ribisi. A questo riguardo, anche  Giuseppe Croce Benvenuto conferma che Provenzani entrò a far parte del gruppo degli emergenti di Palma su presentazione di Croce Alletto ed aggiunge che in quell’ambito criminale era conosciuto come “l’hashishatu” in quanto dedito all’uso di sostanze stupefacenti. Questa particolare circostanza, oltre ad essere confermata anche dal collaboratore Costanza, trova un preciso riscontro nelle dichiarazioni rese in sede di esame dagli imputati Alotto e Di Rocco i quali ammettono che effettivamente il Provenzani veniva chiamato con il suddetto soprannome. Aggiunge il Di Rocco che altro nome usato dall’imputato era Giovanni. Calafato, a sua volta, afferma che era pure soprannominato “Patata”.

Il ferimento di Diego Provenzano riapre stasera una ferita mai rimarginata nella terra del Gattopardo che non lascia presagire nulla di buono.