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Casteltermini, le elezioni della svolta: 3 candidati si danno battaglia

Un comune tutto sommato piccolo, anzi rimpicciolito dalla costante fuga di giovani di oggi e di giovani di ieri. Un paese che conserva l’eco della sua bellezza, ma che oggi pullula di case in vendita, di strade vuote e di una disoccupazione che ha raggiunto dei massimi storici.

C’è anche  – anzi soprattutto – una parola pesante, che si fa largo ormai da un anno: dissesto. Casteltermini ieri era la “metropoli in miniatura” dell’agrigentino, oggi lotta contro un bilancio sospeso, i conti in rosso e una commissione ministeriale di cui si sa poco, ma che, sulla carta dovrebbe arginare la disfatta.

Diventare il sindaco di un comune in dissesto non è proprio come navigare a vele spiegate quando il mare è una tavola blu. E se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, uno scranno che prevede più oneri che onori, sarà una bella responsabilità.

Ci vogliono provare in tre: Gioacchino Nicastro  – la cui candidatura è abbondantemente sussurrata, ma non è ancora ufficiale – Filippo Pellitteri ed Arturo Ripepe.

Conosciamoli meglio.

Gioacchino Nicastro, quarantacinquenne, esponente di Sicilia futura, è un noto imprenditore del posto. E’ il patron della residenza sanitaria assistita Salvatore Nicastro e di altre attività locali. Da giovanissimo era simpatizzante degli strascichi della Dc, ha militato anche in Forza Italia, tra le cui fila si è candidato nel 2003 per un posto al Consiglio provinciale. Altra candidatura di peso, nel 2012, con il Megafono di Crocetta. Entrambe le volte però non gli è andata bene. In compenso, Nicastro ha sempre potuto contare su un buon pacchetto di preferenze a Casteltermini. E’ stato due volte consigliere comunale, con la carica di Presidente del consiglio (la prima volta nella sindacatura di Antonio Caltagirone, la seconda nella uscente di Alfonso Sapia). A sostenere Nicastro ci sono gli ex cuffariani  – che a Casteltermini hanno sempre goduto di un fortino a tratti inespugnabile – con in testa il sindaco uscente Sapia e Gaetano Mancuso – e la componente castelterminese del Pd. Dalla parte di Nicastro anche una fetta del locale Mpa, con Totò Scozzari, già consigliere provinciale ed Enzo Faraone. Con Nicastro anche l’ex sindaco Stefano Licata.

In contraltare a Nicastro c’è Arturo Ripepe, con una candidatura che spacca una compagine, che un tempo è stata un tutt’uno. Ripepe infatti è sostenuto da alcuni resistenti Cuffariani (l’avvocato Totò Vaccaro in testa), da una parte di Mpa (nella fattispecie i vicinissimi a Roberto Di Mauro), dagli scissionisti del Pd, ossia Articolo 31, supportati a livello provinciale dall’onorevole Angelo Capodicasa. Dalla parte di Ripepe anche il già sindaco Antonio Caltagirone.

Arturo Ripepe, cinquantenne, impiegato, è un volto noto a Casteltermini. E’ il “manager” delle cooperative – così lo definiscono alcuni, poiché è stato promotore della decina di coop che a Casteltermini costituiscono uno dei principali nuclei impiegatizi, sebbene nei margini del precariato. E’ in politica da sempre. Moderato, cuffariano dell’ora di mezzo –    tra le fila dell’Udc nel 2008 è stato eletto al Consiglio provinciale di Agrigento – oggi è in quota Mpa. Nella prima giunta Sapia è stato un assessore fisso, con deleghe di spessore – su tutte quella alla Solidarietà sociale. 

Filippo Pellitteri, trentanovenne avvocato – con una specializzazione in diritto internazionale conseguita a Bruxelles –  è il candidato del Movimento Cinque stelle.

E’ un volto nuovo, ma che vanta un’eredità politica di famiglia.

Il nonno, il compianto Filippo senior – avvocato noto in tutta la provincia – democratico della prima ora – è stato due volte sindaco di Casteltermini, nel ’78 e negli anni ’80 (tempi in cui ancora non vi era l’elezione diretta del primo cittadino). Filippo Pellitteri, però, si sgancia dalla tradizione di famiglia e decide di aderire al M5S, seguito, come d’uso nel movimento di Grillo, da un team di volti assolutamente nuovi. Il gruppo ha già avviato una campagna di promozione, rendendo noto il manifesto ed i volti di tutti i candidati al Consiglio comunale, con un bilanciamento pressoché certosino tra i due sessi. A sostegno di Pellitteri sono già arrivati  due deputati regionali Matteo Mangiacavallo e Giancarlo Cancelleri, quest’ultimo è anche portavoce del M5S.

Il loro motto è “Sii il cambiamento che ti aspetti”, ponendosi come alternativa a un voto di tradizione, dal quale Casteltermini, storicamente, si sganciò solo in un’occasione. Era il 1993 e si inaugurava l’era dell’elezione diretta del sindaco. Quella volta, contro ogni previsione, la spuntò la lista civica Città nuova, con in testa il professore Salvatore Lo Presti. Per il resto Casteltermini, vuoi per la precarietà occupazionale, che è da decenni il cardine della comunità, vuoi per una tradizione moderata storica, ha sempre preferito preservare le stesse leve politiche. Difficile tastare il polso della comunità. C’è chi parla di voto di protesta, contro ogni continuità con la solita politica, c’è chi non si pronuncia, c’è chi segue il detto “meglio il solito conosciuto, che il buono da conoscere”. Indubbiamente, già a colpo d’occhio, è chiara una scissura notevole negli ambiti della politica di vecchio corso. Contingenza, questa, che potrebbe  creare una dispersione di voti a vantaggio del nuovo che avanza.

Arturo Ripepe
Filippo Pellitteri
Gioacchino Incastro

Di contro ci sono anche gli ossi duri dell’ancien course. All’interno delle urne però l’elettore è solo con la sua scheda, per cui tutto – detto banale ma veritiero – può succedere.

Che vinca il migliore!

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