Porto Empedocle, gioielliera morta: tre indagati e il mistero della cassaforte vuota

Sale a tre il numero degli indagati legati alla scomparsa dei preziosi dall’abitazione e dalla gioielleria della signora Lucrezia Pagliari, gioielliera di Porto Empedocle, deceduta lo scorso 8 giugno.
Oltre a F. R. e G. S. – dunque – si aggiunge uno dei mariti delle due collaboratrici domestiche , interrogato dal sostituto procuratore Panichi l’altro ieri.
Una storia che si arricchisce di altri colpi di scena: sciolto il rebus dell’esistenza di un testamento all’interno di una cassaforte (non esiste nessun testamento) rimangono ancora alcune domande senza risposta.
L’ormai famosa cassaforte, infatti, all’apertura conteneva documenti di poco conto come bollette della luce (non proprio quanto ci si aspetterebbe di nascondere all’interno di una cassaforte) e, per aprirla, si è dovuto forzarla in quanto la combinazione non era più la stessa. Altro dettaglio che non è sfuggito agli inquirenti è la mancanza di oro all’interno della gioielleria, che sembrerebbe esser stata “svuotata” dei preziosi più costosi non toccando oggetti di un valore relativamente basso.
Una storia complicata, quella della signora Lucrezia, soprattutto dopo la morte del marito nel 2009. Un rapporto burrascoso con la figlia, spesso finita nelle maglie della droga e più volte obbligata, in seguito a maltrattamenti sulla madre, a starle a non meno di 150 metri di distanza. Misura che, peraltro, si è aggravata dopo l’ennesima violazione poi trasformatasi in arresti domiciliari. Questi ultimi annullati, su istanza presentata dal difensore della figlia – avv. Davide Santamaria – , l’indomani della morte della gioielleria.
Le due donne indagate sono le collaboratrici domestiche della signora Lucrezia: hanno rappresentato, dal momento della scomparsa del marito nel 2009, un appoggio quotidiano per l’anziana sia in gioielleria che presso l’abitazione, ubicata nel quartiere dei Grandi lavori. Proprio lì, poco dopo la morte della signora, sono spariti preziosi, candelabri a cinque braccia, gioielli di ingente valore. Solamente tre giorni dopo, e ad indagini iniziate, vengono consegnati dai mariti (uno dei quali oggi risulta indagato) delle collaboratrici domestiche – agli agenti del Commissariato Frontiera – gli oggetti scomparsi dall’abitazione dicendo di averli nelle loro disponibilità per la preoccupazione che qualcuno potesse fare irruzione in casa e rubarli.
Indagine che si è allargata, inevitabilmente, anche sull’attività commerciale dell’anziana, anch’essa trovata “spogliata” di diversi oggetti preziosi. Ma non soltanto. Gli inquirenti vogliono capire anche se ci fossero soldi in cassa, se fossero stati effettuati dei prelievi o venduta merce negli ultimi giorni.
Su questo e altri elementi sono a lavoro gli agenti del Commissariato Frontiera, guidati da Cesare Castelli, e il titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Federico Panichi.

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