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Porto Empedocle, muore gioielliera e spariscono i preziosi: consegnati dopo avvio indagini

Ci sono ancora molti interrogativi da sciogliere legati alla morte dell’anziana gioielliera di Porto Empedocle, ritrovata cadavere all’interno della sua abitazione dopo diversi giorni che non dava notizie di se. Secondo una prima ipotesi è probabile che la donna possa essere stata colpita da un malore ma – questo dettaglio – verrà confermato dall’autopsia che è già stata predisposta per la giornata di giovedì.

Sono altri, invece, i particolari che hanno attirato l’attenzione delle forze dell’ordine che, giunti sul posto insieme ai Vigili del Fuoco, hanno potuto constatare – oltre al cadavere della donna – anche l’assenza di moltissimi oggetti in oro, preziosi, candelabri per un valore complessivo che oscillerebbe dagli 80 ai 100 mila euro. 

Una vera e propria gioielleria in casa. Ed è su questo particolare che gli agenti del Commissariato stanno indagando: il passato della donna è di quelli difficili con un rapporto complicato con la figlia che, anche di recente, è finita nei guai per stalking nei confronti della madre e che, per questa storia, era anche finita agli arresti domiciliari. Misura cautelare che è stata annullata proprio il giorno dopo la morte della madre. Ma gli inquirenti vogliono anche fare chiarezza su chi avesse la possibilità di entrare indisturbatamente in casa dell’anziana. In tutta questa vicenda, inoltre, vengono fuori dinamiche alquanto strane, e tutte da chiarire, che gli inquirenti stanno provando a risolvere. Come, ad esempio, la figura della badante e del marito, entrambi in possesso delle chiavi di casa e con libero accesso. Ma non solo.

Un altro importante dato di fatto è la consegna quasi contestuale degli oggetti in oro – ad indagine già avviate – spariti dall’abitazione dell’anziana da parte dei mariti della domestica e della badante. Interrogati sul perché avessero nella loro disponibilità i preziosi (scomparsi solo dopo la morte della gioielliera) i due hanno risposto di esser preoccupati che qualcuno ,visto l’ingente valore, potesse far irruzione e rubarli.

Su queste risposte, e su altri interrogativi, sono al lavoro gli agenti del commissariato Frontiera guidati da Cesare Castelli coordinati dalla Procura della Repubblica di Agrigento.

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