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Blitz “Spiagge libere”: figli assunti e benefit per “il boss” del demanio (vd)

Come emerso dalle intercettazioni dell’inchiesta “Spiagge libere” del Commissariato di Cefalù coordinata dalla procura di Termini Imerese, il funzionario regionale Antonino Di Franco responsabile del settore Demanio marittimo di Palermo e Provincia voleva regolarizzare e sanare ogni presunto abuso che aveva portato al sequestro dello stabilimento balneare Poseidon di Cefalù, che sarebbe riconducibile all’imprenditore Giovanni Cimino.

Entrambi sono finiti agli arresti domiciliari. Per rimuovere i sigilli il responsabile del Demanio di Palermo si sarebbe servito del funzionario istruttore Salvatore Labruzzo. Insieme avrebbero concordato con i legali dell’imprenditore la linea difensiva da adottare, contribuendo alla stesura delle relative richieste di dissequestro.

Per tutto questo Cimino ritenuto a capo dell’80% dei lidi e degli stabilimenti che operano sulla spiaggia cefaludese avrebbe assunto il figlio di Di Franco e poi avrebbe trovato la sistemazione per la figlia in un lido balneare di Palermo. Questo oltre alle assunzioni per i figli consentiva a Di Franco di frequentare liberamente gli stabilimenti ottenendo trattamenti da vip per sé, i suoi parenti e gli affini, e atteggiandosi, a “capo del demanio”, come sarebbe stato significativamente definito al telefono da un gestore di un lido balneare.

L’imprenditore cefaludese avrebbe consolidato i rapporti con i funzionari dell’assessorato al Territorio e Ambiente finiti nell’inchiesta tramite il suo consulente e collaboratore, Bartolomeo Vitale, presidente dell’Associazione operatori balneari di Cefalù”.

Per Vitale il giudice ha disposto la misura del divieto di dimora a Cefalù. Secondo le indagini nell’associazione sarebbero confluite – si legge nell’ordinanza del Gip – tutte le società che gestiscono gli stabilimenti balneari sotto il controllo di Cimino e dei suoi più stretti familiari. Questa associazione avrebbe pure tentato durante la scorsa stagione estiva di ottenere l’assegnazione breve (o temporanea) dei pochissimi tratti di spiaggia libera rimasti del lungomare cefaludese antistanti o limitrofi i lidi riconducibili a Cimino, nel corso di una manifestazione, denominata “Mare Luna”.

L’operazione però, malgrado l’intervento di Antonino Di Franco, capo del demanio di Palermo e Provincia e di Labruzzo non sarebbe andata del tutto a buon fine perché una parallela indagine del Commissariato della cittadina normanna, sempre coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese diretta da Alfredo Morvillo, avrebbe indotto lo scorso mese di agosto il Direttore Generale del Dipartimento Ambiente a bloccare tutto.

“Non sono affatto sorpreso. Da settembre scorso avevamo dubbi sulle procedure amministrative che venivano seguite per le concessioni a Cefalù e già da allora si pensava a una rotazione dei dirigenti che è stata ritardata. Ma dal 1 gennaio quel funzionario non era più preposto alle concessioni demaniali della provincia di Palermo”. Lo dice l’assessore regionale al Territorio, Maurizio Croce, a proposito dell’inchiesta della Procura di Termini e del commissariato di Cefalù che ha portato all’arresto di un funzionario regionale e ad altre tre misure restrittive. Croce l’anno scorso aveva manifestato le sue perplessità agli stessi magistrati. “Il prossimo passo – aggiunge l’assessore – sarà passare al vaglio tutte le concessioni demaniali con particolare attenzione proprio a Cefalù che è il territorio dove si concentra la maggior parte dei problemi. Se ci sono gli estremi procederemo alla revoca delle stesse concessioni e a un  nuovo affidamento. Non potevamo farlo prima perché avremmo messo in allarme i soggetti in questione incidendo sull’efficacia delle indagini in corso. Insomma abbiamo voluto che non pensassero di essere sospettati o che qualcuno si fosse accorto di qualcosa. Comunque con la finanziaria approvata abbiamo imposto che le nuove concessioni vengano affidate con bandi pubblici. Questo credo che sia l’unico sistema per evitare quanto successo a Cefalù”.