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“E’ il capomafia di Campobello di Licata”: chiesti 15 anni di reclusione per Angelo Middioni

Il procuratore generale Giuseppe Fici, al termine della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a 15 anni di carcere per Angelo Gioacchino Middioni, 42 anni, cugino dell’ex capo di Cosa Nostra provinciale Giuseppe Falsone, accusato di aver preso le redini della famiglia mafiosa di Campobello di Licata succedendo proprio al cugino dopo il suo arresto. 

A rimarcare l’atto di accusa ci hanno pensato due ex uomini d’onore che sono entrati a gamba tesa nel processo d’appello presieduto da Giacomo Montalbano: si tratta di Giuseppe Sardino, ex consigliere comunale di Naro e vero e proprio faccendiere di Giuseppe Falsone prima di esser arrestato nel 2008 nell’operazione Mercurio, e Maurizio Di Gati, il barbiere di Racalmuto spodestato da Falsone nella lotta per la leadership di Cosa Nostra in provincia di Agrigento.

Sardino aveva dichiarato di sapere, perché riferito da Falsone, che Middioni fosse a capo della famiglia di Campobello di Licata anche se non l’aveva mai incontrato personalmente. Dichiarazioni supportate anche da quelle rese da Maurizio Di Gati. Ma su questo punto,  così come sul periodo limitato in cui Sardino avrebbe avuto in custodia Falsone (fino e non oltre il 2007), verte l’arringa difensiva dell’avvocato Giovanni Castronovo che nel processo difende Angelo Middioni. 

Quest’ultimo, in primo grado, è stato assolto dal Tribunale di Agrigento nel 2015.

Si tornerà in aula il 13 giugno per repliche e sentenza.