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Mafia, ruolo e attività di Maria Salvato, la fioraia che “favoriva” il “Professore”

E’ ritenuta, dagli investigatori, una fiancheggiatrice del boss di Santa Margherita Belice, Leo Sutera, considerato dagli stessi il capo di Cosa nostra in provincia di Agrigento, la fioraia Maria Salvato, finita in manette, con altri due presunti fiancheggiatori e con il “professore”, in una operazione antimafia portata a termine nei giorni scorsi, l’imprenditore Giuseppe Tabone, 53 anni e il presunto autista del boss, Vito Vaccaro, 57 anni.

Maria Salvato, 45 anni, anche le sambucese, con negozio proprio adiacente la casa della madre del boss si sarebbe prestata numerose volte a far veicolare sia verso che in senso contrario messaggi e pizzini per conto di Leo Sutera.
Leo Sutera aveva adottato un particolare sistema (e tipico soltanto dei capi mafia) di comunicazione con i suoi uomini più fidati che prevedeva la predisposizione di un canale ben strutturato e quanto più impermeabile ad eventuali attività di indagine.
In data 8 febbraio 2018 , veniva intercettata una conversazione dal contenuto emblematico, intercorsa tra Maria Salvato ed il marito Francesco Paolo Migliore, gestisce il negozio per la vendita di addobbi floreali nel viale Gramsci a Sambuca di Sicilia (e di cui è unica intestataria) – luogo che veniva immediatamente sottoposto a video sorveglianza, essendo assiduamente frequentato dal “professore” Leo Sutera.
La Salvato sin da subito è risultata avere numerosissimi contatti con il Sutera ed in possesso di notizie (anche riservate, relative al medesimo, ai ruoli e alle vicende specifiche della struttura organizzativa), che se tradizionalmente appartengono al patrimonio conoscitivo esclusivo degli associati mafiosi, costituiscono inevitabilmente oggetto di conoscenza specifica di chi coadiuva un soggetto del calibro di Leo Sutera e lo supporta nella comunicazione, negli spostamenti ed in generale nello svolgimento in concreto del suo ruolo operativo.
Nel corso della predetta conversazione la Salvato ed il marito, senza alcuna esitazione, discutevano di Leo Sutera qualificandolo come indiscusso vertice della consorteria mafiosa operante nel territorio di Sambuca di Sicilia.

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