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Uccise lo zio a pistolettate, giovane licatese chiede il “rito abbreviato”

Ha chiesto di essere giudicato col rito abbreviato, Giuseppe Volpe, il giovane accusato dell’omicidio dello zio l’agricoltore e muratore, Giacinto Marzullo, 52 anni, assassinato in contrada Mollaca Faia, nei pressi della rotonda per Mollarella a Licata.

Il giovane, nelle ore successive al fatto, ha confessato ed ha fatto ritrovare la pistola calibro 9×21 che era stata gettata in un canalone di acque reflue ad una trentina di metri di distanza dal luogo del delitto.

Giuseppe Volpe
Giacinto Marzullo, la vittima
L'omicidio di Giacinto Marzullo

L’arma era detenuta legalmente grazie ad un permesso speciale per l’utilizzo a fini sportivi.
Tutto, come ha raccontato il giovane ai poliziotti ed al pubblico ministero Carlo Cinque, sarebbe avvenuto quando Volpe e la madre, Domenica Marzullo si sono recati a trovare Giacinto Marzullo per un chiarimento nel suo appezzamento di terreno. C’erano da mettere in cantina alcune ostilità mai superate nel tempo tra i due fratelli che da tempo avevano pessimi rapporti.
La vittima infatti accusava la sorella di essersi appropriata per lungo tempo della pensione dell’anziano padre (duemila euro al mese) nonché di oltre 150 mila euro provenienti da una zia, Francesca Pira, che in questo modo voleva ricompensare Domenica Marzullo per averle fatto da badante.
Tutto questo non è andato giù a Giacinto che da tempo aveva atteggiamento aggressivo nonché minaccioso e denigratorio (per lui era una colpa grave di Domenica l’aver lasciato il marito) nei confronti della sorella. La discussione sarebbe degenerata e il giovane Giuseppe ha fatto fuoco ripetutamente sparando circa una dozzina di colpi. A dare l’allarme è stata Domenica Marzullo che ha chiamato il 118.
Questo è lo scenario della vicenda ricostruito dagli investigatori.