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Ribera, confessa il tradimento davanti la tomba del giovane amante: e il fidanzato l’accoltella

C’è il tradimento, confessato davanti la tomba del giovane amante, amico comune, morto da poco, alla base del tentato omicidio commesso da Gianfranco Termine, di 24 anni, riberese, ai danni dell’ex fidanzatina, all’epoca dei fatti (2013) minorenne.

Diciotto coltellate che il giovane ha inferto alla ex fidanzata, M. L. con una violenza inaudita.

I particolari che emergono da questa tristissima storia, che per fortuna non ha avuto conseguenze mortali, sono, per certi versi, agghiaccianti e macabri.

E li svela una perizia medico-legale disposta dalla Corte di Appello di Palermo nell’ambito del processo di secondo grado che si sta celebrando nel capoluogo siciliano dopo la condanna a sette anni e mezzo in primo grado.

Secondo la ricostruzione dei periti Maurizio Marguglio e Maria Neri, Termine venuto a conoscenza di un tradimento che la minore avrebbe compiuto con un giovane, loro amico, poi morto, ha dato appuntamento alla fidanzata in cimitero (scegliendo quel posto per un incontro d’amore), proprio davanti la tomba del rivale in amore, e in quel luogo, dopo un rapporto sessuale  e dopo la confessione della ragazza l’ha colpita 18 volte al viso, alle braccia e al collo. Aggressione micidiale interrotta dal provvidenziale arrivo di due visitatrici.

Per i periti Termine “cercò di uccidere la sua fidanzata perché lei gli aveva confessato di averlo tradito ed era capace di intendere e di volere”.

Agì d’impeto –  scrivono ancora i periti – con una “condotta impulsiva determinata da una spinta emotiva”.

E spiegano che era stato Termine a scegliere quel posto per un incontro d’amore finito poi con l’accoltellamento, perchè – aggiungono – il giovane nel corso della perizia aveva affermato: “Mi pento di quanto ho fatto, la amavo con tutto me stesso. Lei mi aveva tradito con gli amici e questo proprio non lo sopportavo”.