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Facebook collabora con Procura di Palermo, depositati profili “boss”

La Procura di Palermo ha depositato oggi gli accertamenti sui profili Facebook di Mered Medhanie Yehdego, cittadino eritreo, accusato di essere un trafficante di uomini dall’Africa subsahariana fino in Europa. Il processo si svolge davanti al Tribunale di Palermo, ma l’imputato nega la propria identita’, affermando di essere vittima di uno scambio di persona e di chiamarsi in realta’ Medhanie Tesfamariam Behre. Anche di quest’ultimo sono stati acquisiti i profili Facebook: la richiesta di avere a disposizione questi dati era stata avanzata dalla difesa e il pm Geri Ferrara l’ha girata al social network che ha sede negli Stati Uniti, ottenendo le informazioni necessarie.  L’esame dei dati e’ ancora parziale e le interpretazioni di accusa e difesa sono del tutto opposte: secondo l’avvocato Michele Calantropo emergerebbe infatti la prova che il profilo di Tesfamariam sarebbe stato utilizzato da ottobre 2014 in Eritrea, Etiopia e Sudan, mentre il “vero” imputato avrebbe avuto un primo profilo nel 2013 e dall’agosto dell’anno scorso ne sarebbe stato aperto un altro a Dubai; le foto dei due titolari delle pagine sarebbero poi del tutto diverse. Il pm Ferrara sostiene invece che, attraverso il profilo di Tesfamariam, qualcuno si sarebbe connesso dall’Eritrea mentre l’uomo era gia’ in carcere in Italia, dove arrivo’ a giugno 2016, pochi giorni dopo la cattura, avvenuta a Khartoum, capitale del Sudan, il 24 maggio. La Procura ha anche ricevuto – e si appresta a consegnarla al collegio presieduto da Raffaele Malizia – l’ordinanza con cui il Tribunale del riesame di Roma ha confermato la misura cautelare nei confronti dell’eritreo, indagato nella capitale per altri fatti di tratta di essere umani: i giudici sostengono che si tratti proprio di Mered Medhanie Yehdego e non di Medhanie Tesfamariam Behre.