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Corruzione: rifiuti Catania, imprenditore resta ai domiciliari

Resta ai domiciliari (dallo scorso 27 marzo) l’imprenditore Antonio Deodati arrestato nell’ambito dell’inchiesta nata dalle indagini ‘Garbage affair’ della Dia sulla gestione di un appalto pubblico da 350 milioni di euro per la raccolta dei rifiuti al Comune di Catania. La decisione e’ del Tribunale del riesame scrivendo che l’intervenuta “dismissione delle cariche ricoperte nelle societa’ del suo gruppo non e’ sufficiente a escludere il pericolo di reiterazione del reato”. Il tribunale conferma cosi’ la decisione del gip

. I giudici nelle motivazioni rigettano anche l’ipotesi di concussione sostenuta dai legali di Deodati condividendo “la ricostruzione e la qualificazione giuridica accolta dal Gip” di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio che risulta “fondata su un quadro indiziario probatorio solido e univocamente interpretabile in senso accusatorio”. Nell’inchiesta della Procura di Catania sono anche indagati Orazio Stefano Fazio, 64 anni, funzionario della direzione ecologia e ambiente del Comune di Catania, Massimo Rosso, 54 anni, ragioniere generale del Comune di Catania, Antonio Natoli 46 anni, dipendente del consorzio Seneco. Al centro dell’inchiesta una gara da 350 milioni di euro in tre anni e l’appalto ‘ponte’ sulla raccolta di rifiuti vinto dal consorzio Seneco, di cui fanno parte Senesi e EcoCar, e su regalie che le aziende avrebbero fatto per evitare controlli sull’appalto e sull’esecuzione dei lavori.

Tra i ‘doni’ smartphone e computer portatili di ultimissima generazione, viaggi di piacere, l’affitto di una casa a Roma per le figlie universitarie del ragioniere comunale e l’assunzione a tempo indeterminato in aziende private dei loro fidanzati.