Agrigento

Agrigento, da tentato omicidio a lesioni gravissime: quattro rumeni condannati

Ciprian Prisacariu Costantinica

Il Gip del Tribunale di Agrigento Stefano Zammuto  ha emesso sentenza il merito al tentato omicidio in danno di Ciprian Prisacariu Costantinica che ha visto imputati quattro rumeni, connazionali della vittima.

Il Gip accogliendo la richiesta della difesa, per lungo tempo, protagonista è stato l’avvocato Zucchetto, ha riqualificato il fatto da tentato omicidio in lesioni gravissime applicando pene inferiori rispetto alle richieste del pm. Gli imputati, difesi dagli avvocati Porcello Di Giovanna e Di Fede, sono stati condannati a 6 anni e mezzo: Joan Mindirigiu, 38 anni, residente a Ravanusa e Iosif Dobrea, 37 anni, di Grotte; Tre anni e mezzo di reclusione per  Gheorghe Bodgan Tanase, 20 anni di Licata e Alin Dragos Rauta, 30 anni, di Grotte.

Il reato, come detto è stato derubricato da tentato omicidio in lesioni personali gravissime.

Il pubblico ministero, Paola Vetro, invece aveva chiesto condanne molto più pesanti dato che l’inchiesta condotta dal giovane pubblico ministero portava ad una brutta vicenda che aveva tutto il sapore di una spedizione punitiva con  sprangate al volto e in varie parti del corpo per vendicare una precedente aggressione. Conseguenziale l’accusa di  tentato omicidio, rapina e violenza privata.

E il Pm Vetro aveva chiesto: per Mindirigiu 10 anni e 1.500 euro di multa, per Tanase 9 anni e 4 mesi e 1300 euro, per gli altri due 9 anni e 1000 euro.

All’origine della violenta spedizione punitiva, avvenuta a Licata il 17 dicembre dell’anno scorso, ci sarebbe una precedente aggressione ai danni del fratello di Mindirigiu di cui era sospettato un connazionale.

L’uomo, quindi, per vendetta sarebbe stato bloccato dai quattro imputati alle prime luci del giorno in corso Serrovira: gli sarebbe stato coperto il volto da Mindirigiu con una coperta e gli altri tre lo avrebbero strattonato per costringerlo – da lì l’accusa di violenza privata – a seguirlo all’interno dello scalo ferroviario, posto lontano da occhi indiscreti. Lì sarebbe stato massacrato a sprangate alla testa e al viso. I medici gli riscontrarono svariate lesioni ed ematomi e in un primo momento si riservarono sulla prognosi perché i traumi al cranio misero a rischio la sua stessa sopravvivenza.

L’accusa di rapina scaturisce dal fatto che gli avrebbero sottratto il portafogli con all’interno 1.500 euro in banconote da 50 e 100 euro oltre al telefono cellulare che teneva con sè.