Agrigento

Agrigento, Agnese e Paolo Borsellino rivivono in un libro di Salvo Palazzolo (gallery)

“Ti racconterò tutte le storie che potrò” è il racconto che Agnese Borsellino consegna al giornalista Salvo Palazzolo nel ricordo del marito Paolo. 

Un racconto “intimissimo” dedicato ai figli, ai nipoti e a tutti gli  italiani dove la signora Agnese ripercorre tutta una vita  accanto al magistrato “eroe civile ma anche uomo normale, innamorato della moglie, giocoso con i figli, timido ma anche provocatorio, generoso e indimenticabile”.  Salvo Palazzolo col suo libro è stato ospite del secondo appuntamento del Caffè letterario “Sulla strada della legalità” promosso dalla Questura di Agrigento e presentato da Giuseppina Terrasi con la partecipazione degli attori Giusi Carreca e Enzo Alessi che hanno letto alcune pagine del libro, della poetessa Daniela Ilardi e della piccola orchestra della signora Vanderpoel.

Pubblico numeroso insiemealla presenza del prefetto Dario Caputo, del vicequestore vicario Giuseppe Peritore, del comandante la capitaneria di Porto Empedocle Filippo Maria Parisi, del giudice Salvatore Cardinale e la sempre puntuale organizzazione di Angelo Leone.

La presentazione del libro di Salvo Palazzolo
La presentazione del libro di Salvo Palazzolo
Autorità presenti
Giuseppe Peritore
Angelo Leone
La piccola orchestra della signora Vanderpoel
Enzo Alessi
Giusi Carreca
Daniela Ilardi

Abbiamo chiesto all’autore Salvo Palazzolo cosa possa significare oggi, per la nostra storia repubblicana,  l’appello di Agnese Borsellino : “Aprire gli archivi di Stato”.

“Le indagini della magistratura, quella di Caltanissetta soprattutto, ci dicono che ancora ci sono molti segreti negli archivi di Stato. In Italia abbiamo saputo per esempio con ritardo che l’ex questore Arnaldo La Barbera era un collaboratore del Side, abbiamo saputo con ritardo tanto altro e ci sono delle verità nelle stragi che non sono rimaste sicuramente nelle celle dei boss. Perché sicuramente non è stato Riina a rubare l’agenda rossa di Borsellino o il diario di Falcone e poi le carte di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Cassarà. C’è stato del metodo nel delitto a Palermo dopo l’azione del killer di Cosa Nostra che sono azioni di soggetti non ben identificati che hanno sottratto queste ultime verità dei nostri martiri. E queste verità vanno ritrovate per capire che cosa è accaduto per davvero”.

In un altro tuo libro  si spiega perché politici, manager e uomini delle istituzioni  continuano a trattare con la mafia. Lo vuoi sintetizzare per i nostri lettori?

“E’ il punto vero, purtroppo le indagini della magistratura mettono in risalto anche in quelle recenti  che c’è una gran voglia di mafia non solo da parte dei politici, da parte di imprenditori che quasi corrono a cercare  il pizzo che non è più un ricatto ma il pagamento di un servizio perché chiedono al mafioso il monopolio di un prodotto in una certa area, ecco questa voglia di mafia è il vero tema, non basta mettere in carcere i boss, cosa che lo Stato ha fatto in maniera eccellente, ma la mafia non è ancora finita e c’è ancora una parte della Sicilia che ha una voglia di mafia e fa sopravvivere i mafiosi.  Tra Palermo Agrigento e Trapani ci sono oggi ben trecento boss scarcerati pronti ad offrire servizi e su questo bisogna incidere”.

Infatti il fatturato delle mafie mi pare eguagli il bilancio dello Stato.

“Certo c’è un ritorno di liquidità enorme dovuto ad affari, droga, scommesse on line. Allora a fronte di tutti questi soggetti scarcerati, di questa voglia di mafia c’è da stare veramente attenti e riflettere sul fatto che Cosa Nostra possa essere, si,  sconfitta nella mafia delle stragi ma c’è una mafia degli affari che continua a essere molto insidiosa. Le mafie continuano a svolgere una funzione e forse la riflessione amara da fare è che le stragi siano state una parentesi di una lunga storia di mafia in Sicilia, di affari e mediazioni”.

Testo e foto di Diego Romeo