Agrigento

Agrigento, al “Pirandello” Noi, uomini dal fiore in bocca (ft)

Quanti aggettivi possiamo dare allo spettacolo “Io…l’uomo dal fiore in bocca “ di Salvo Mangione?

Tanti, ma l’unica cosa che conta è la “standing ovation” di un attentissimo pubblico di studenti che contrariamente ai luoghi comuni che recitano ”gli adolescenti non sono attenti al teatro” stavolta hanno smentito la massima.

A detta di tanti appena usciti dallo spettacolo a quanto ci riferiscono, hanno chiesto ai loro professori di rivedere lo spettacolo. Anche il grande Nino Bellomo  ha voluto alla fine stringere la mano al regista e all’attore. Il merito va dato soprattutto alla interpretazione di Claudio Vasile (visto due anni fa per la prima volta sulla scena), che ha ipnotizzato l’attenzione di oltre 1000 splendidi ragazzi che meritano più attenzione e fiducia da parte delle istituzioni. Un plauso a tal proposito va alla Fondazione Teatro Pirandello.

Il testo pirandelliano dell’Uomo dal fiore in bocca è sicuramente di notevole difficoltà, ma è stato trattato con grande umanità e semplicità… ecco perché geniale.

Semplici ed essenziali le coreografie di Giusy Liberto e Filippo Randisi. Come geniale è stata la presenza di un canarino singolare  metafora (e pet therapy) dell’Uomo ingabbiato in un dolore, cui non basterà la rivolta al suo autore per uscirne.

Claudio e canarino
Claudio Vasile
Danzatrici
Gruppo danza
In cornice
Nino Bellomo
Scalini

Ancora una volta l’autarchia agrigentina di bravi attori e registi cesella sempre nuovi talenti.

“Io, l’uomo dal fiore in bocca”, è uno spettacolo composito e certamente sofferto dal suo autore e regista Salvo Mangione, che dopo il debutto due anni fa al Cine Mezzano di Porto Empedocle approda sulla scena del Teatro Pirandello.

Ed è proprio quello che, due anni fa, alla “prima” di Porto Empedocle, auspicavamo da queste colonne di Grandangolo. L’adattamento scenico è dello stesso Mangione dal celebre testo di Pirandello.

Le musiche di Ennio Morricone e di Peth Meteny hanno avvolto la scena da nostalgie e sapori esistenziali  mentre  le coreografie sono state  firmate da Giusy Liberto .

“Lo spettacolo – ci precisa Salvo Mangione – non è solo il classico atto unico di Pirandello, testo che ho lasciato integralmente, ma l’ho integrato con testi miei”.

L’attore Claudio Vasile riesce ad impadronirsi di un testo capolavoro e a rivelarne sfaccettature insolite. Quelle di un giovane trentenne o giù di lì che vede  il suo corpo sopraffatto e invaso da un fiorellino sul labbro che gli concede pochi mesi di vita. Mai come questa volta e con lo smarrimento ingenuo e doloroso della constatazione tragica, il teatro, come mestiere dell’anima, si rimescola a quella macchina tenebrosa che è il corpo dell’uomo.

“Io, l’uomo dal fiore in bocca conserva, pur riadattandolo, tutto il suo amarissimo sapore, senza perdervisi dentro, senza esibizionismi e riferimenti vanesi. Anzi sciogliendo alla fine un inno alla vita con straordinarie figure danzanti che scendono in platea tra gli spettatori.

Un festoso esorcismo della morte o della “Commmare secca” come la chiamavano Pasolini, Bertolucci nell’omonimo film. Forse anche per questo il titolo della commedia andrebbe cambiato in “Noi, uomini dal fiore in bocca”.

Testo e foto di Diego Romeo