Agrigento

Agrigento, “I mostri” sulla scena del “Posta vecchia”

C’è poco da sperare, quell’Harvey Weinstein ha combinato un macello e la flagellazione del “pover’uomo” è diventata una deriva  che rischia di alimentare  quel “nazifemminismo” di cui poco si parla tranne che nelle aule giudiziarie  tra separazioni, affidamento e divorzi.

Occorre, anche per gli spettacoli, una ricerca, certo sofferta, di equilibrio  tra le molte univocità che leggiamo in  letteratura, nel teatro e nel cinema. E lo diciamo, sia chiaro, attribuendo poche attenuanti ai comportamenti maschili di cui sono tristemente pieni  i social e le cronache.

Nell’ambito agrigentino da cinque anni  a questa parte  abbiamo assistito a delle prove notevoli e condotte con il dovuto polso registico a iniziare da “Cattive” di Francesca Cosentino con la regia molto adeguata di Beniamino Biondi, poi con “Cartoline colorate” di Giusy Carreca e Annamaria Tedesco.

L’altra sera infine con “I mostri” del laboratorio teatrale “TeatrAnima” per la regia di Salvatore Di Salvo.

Tutte opere sulla condizione della donna sconfitta anch’essa come l’uomo  dalla devastante  globalizzazione e da una educazione alla persona che, stando così le cose, appare insufficiente o latitante. E in un paese sedicente cattolico come il nostro non è proprio una consolazione, per usare un eufemismo.

Lo spettacolo visto l’altra sera al “Teatro della Posta vecchia”, tornato ad ospitare ragguardevoli opere, il regista Di Salvo l’ha voluto intitolare “Il mostro” e in realtà risulta una galleria di “mostri” tratti dal libro di Serena Dandini “Ferite a morte”, popolato da toni granguignoleschi e talora misurati sul femminicidio.

“Da un ipotetico aldilà, – precisava Di Salvo in una intervista a Grandangolo – nove donne raccontano la loro morte per mano di un uomo. Lo specchiarsi l’una con l’altra innescherà  il processo di presa di coscienza delle proprie insicurezze, dei propri errori.”

I mostri sulla scena del Posta vecchia, bacio
I mostri sulla scena del Posta vecchia, locandina
I mostri al Posta vecchia, scena
I mostri al Posta vecchia, scena
I mostri sulla scena del Posta vecchia, volti
I mostri sulla scena del Posta vecchia, volti
I mostri sulla scena del Posta vecchia, volti

Teatranima è  un laboratorio teatrale  costituito quasi per il 90% da donne che evidentemente vogliono mettersi in gioco, di provare emozioni, di studiare tutto quello che comporta il personaggio teatrale. E sulla scena sono appunto nove le donne, (quasi ricalcando le nove donne-personaggio della commedia pirandelliana), che si raccontano e mettono sotto accusa l’uomo.

Si, gli uomini sono sotto accusa – conferma Di Salvo – Io avevo letto il libro della Dandini  un po’ di tempo fa e mi aveva colpito la struttura a monologhi. Quindi l’idea di uno spettacolo teatrale mi era subito nata anche se già la Dandini ha messo in scena un suo spettacolo. Poi con il laboratorio teatrale costituito per la maggior parte di donne abbiamo affrontato lo studio di un personaggio, il suo vissuto ed è stato naturale affrontare le tematiche del testo. Mi è piaciuta l’idea di affrontare il testo come regista dal punto di vista  maschile. Ci sono tanti spettacoli che parlano di femminicidio però quasi tutti hanno  donne come regista. Per me la considero una sfida e ho dovuto spesso uscire da panni maschili per capire quali fossero i tratti comuni delle storie”. Sulla necessità di non andare a senso unico, il regista Di Salvo ne ha contezza quando accenna al fatto che “Non sarebbe corretto uno spettacolo di sole accuse all’uomo, anche la stessa Dandini nella prefazione al libro lo dice  riferendosi ai progetti educativi di una società che deve tendere ad una maggiore attenzione educativa della figura maschile. In genere questi uomini non sopportano l’abbandono e questa è una ferita che non viene accettata e non riescono a guarirne. E’ una tematica molto difficile e secondo me dipende tanto dagli schemi educativi. Questa divisione così netta da quello che è femminile e quello che è maschile, diventa una prigione, secondo me. Prima di essere maschi e femmine dovremmo essere persone”.

E qui sta il punto nodale dello spettacolo che ha avuto l’appoggio di numerose associazioni e il plauso di un pubblico che ha tributato il dovuto consenso alle giovani attrici  di cui otto su nove calcavano le scene per la prima volta. Uno spettacolo, quindi, “educational”, di grande impatto emotivo e culturale, in definitiva, che dovrebbe scuotere, almeno,  la cosiddetta “buona scuola”.

Ed è ancora Di Salvo a sottolineare che “al di là dei numeri il problema resta gravissimo e c’è  la paura che diventi accettabile. Questo spettacolo, e già la parola spettacolo mi disturba, vorrei che sia un momento di riflessione.  Abbiamo invitato tantissime associazioni del territorio proprio per riflettere insieme e cercare attraverso una rappresentazione teatrale, uno stimolo a chiedersi cosa possiamo fare, come muoverci nel nostro territorio.  Le responsabilità sono in tutti noi e dovunque ci sia un processo di formazione dell’individuo”.

E’ chiaro e fuor di dubbio che sarà una strada in salita e le consolazioni non verranno né dalle “sculacciate” di Stormy Daniels a Donald Trump, annunciate “urbi et orbi” dalla Cbs e da Variety,  nè da altre maestre di vita come Erika Jong  che dopo “Paura di volare” avverte “Ragazze, aspettate a fare sesso” mentre poi da alle stampe il suo ultimo libro “Donna felicemente sposata cerca uomo felicemente sposato”.

Forse è meglio affidarsi a Papa Bergoglio che consiglia “Ragazzi, urlate prima che vi tirino le pietre”.