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Agrigento, l’Arma dei Carabinieri ricorda il maresciallo Guazzelli (foto)

Oggi ricorre il 27° anniversario dell’uccisione del maresciallo maggiore “aiutante” dei Carabinieri Giuliano Guazzelli, medaglia d’oro al valor civile “alla memoria”, assassinato dalla mafia il 4 aprile 1992. 

Nella mattinata di oggi è stata prima celebrata una Santa Messa presso il Santuario di San Calogero di Agrigento, alla quale hanno partecipativo i familiari della vittima, Autorità locali, civili e militari, e poi presso la lapide commemorativa collocata al margine del viadotto Guazzelli nel luogo dell’eccidio, è stata deposta una corona di alloro.

Il maresciallo Giuliano Guazzelli
soprannominato il “mastino” per la sua abilità di investigatore, in venti anni di indagini tra Palermo e Agrigento era diventato un esperto del fenomeno mafioso e dei rapporti mafia, politica e affari. In particolare si era occupato della cosiddetta “Stidda”, organizzazione mafiosa parallela e talvolta in competizione con Cosa Nostra nell’agrigentino, di cui aveva schedato le principali famiglie.

Nell’agrigentino aveva indagato anche sulla strage di Porto Empedocle. Tra i suoi meriti quello di aver convinto Benedetta Bono, amante del boss Carmelo Colletti, a collaborare con la giustizia.

Giuliano Guazzelli fu assassinato il 4 aprile 1992 sulla strada Agrigento-Porto Empedocle sulla sua auto Fiat Ritmo, gli assassini a bordo di un Fiat Fiorino, lo sorpassarono sul viadotto Morandi nella Valle dei Templi di Agrigento, spalancarono il portellone posteriore e lo uccisero a colpi di mitra e fucili a pompa. A Menfi, cittadina d’adozione del maresciallo, fu proclamato il lutto cittadino.

Guazzelli all’epoca dell’omicidio aveva già maturato l’età pensionabile, ma aveva deciso di restare in servizio, nonostante avesse subito numerosi intimidazioni ed era già riuscito a sfuggire ad un altro agguato.

Per la tragica scomparsa del maresciallo maggiore “aiutante” Giuliano Guazzelli, venne tributata alla vittima del dovere la medaglia d’oro al valor civile “alla memoria” con la seguente motivazione:

“Sottufficiale di elevatissime qualità professionali, impegnato in delicate attività investigative in aree caratterizzate da alta incidenza del fenomeno mafioso, operava con eccezionale perizia, sereno sprezzo del pericolo ed incondizionata dedizione al dovere e alle Istituzioni, fornendo costanti e determinanti contributi alla lotta contro la criminalità organizzata fino al supremo sacrificio della vita, stroncata da proditorio ed efferato agguato criminale. Eccelso esempio di preclare virtù civiche ed altissimo senso del dovere.”