Agrigento

Agrigento: le detenute del carcere “Petrusa” protagoniste dell’8 marzo 2018 (ft)

Sono Gabriela, Lilian, Octavia, Precious, Sheila, Vivian, tutte attrici volontarie insieme ad altre componenti i servizi sociali, della Soroptimist e della Caritas, a dare vita sulla scena del carcere “Petrusa” ai personaggi di  una favola di Andersen “Le brutte anatroccole”.

Per l’8 marzo 2018 le registe Giusy Carreca e Annamaria Tedesco hanno condotto a buon fine uno spettacolo da loro scritto e adattato per le detenute che vi hanno preso parte. Una interessante fucina in grado di produrre una manifestazione di alto valore sociale oltre che di indiscussa qualità artistica aperta all’esterno.

“Un lavoro di gruppo – ci dicono le registe – durato parecchi mesi che si è rivelato anche un percorso di convivenza civile dando vita ad un gruppo omogeneo senza più distinzione tra “fuori e dentro”, libero dalle lenti oscure del pregiudizio, favorendo una occasione di consapevolezza, conoscenza e svelamento di identità”.

E alla fine le interpreti della favola – rileva la collaboratrice Jaana Simpanen -, comprendono che ciò che importa veramente non è quello che dicono o vedono gli altri, bensì quello che sentono e vedono loro stesse, per la prima volta e guardandosi in uno stagno vedranno riflesso lo specchio dell’anima che rivelerà la loro identità.

Un piccolo miracolo, un capovolgimento dell’essere che solo la terapia teatrale può produrre.

Due delle attrici volontarie
Giusy Carreca
Il direttore del Petrusa Aldo Tiralongo
Il preside Lo Presti e Patrizia Salmoiraghi
Intervento durante la manifestazione
La costumista e collaboratrice Jaana Helena Simpanen
La presidente nazionale del Soroptimist Salmoiraghi
La scena finale dello spettacolo
Le registe Giusi Carreca e Annamaria Tedesco
Un momento dello spettacolo

Lo hanno fatto rilevare nella presentazione dello spettacolo il direttore della casa circondariale, Aldo Tiralongo e il preside del Cpia di Agrigento Santino Lo Presti, fautori dell’iniziativa con il coinvolgimento della Soroptimist, (la cui presidente nazionale Patrizia Salmoiraghi sedeva in platea) sconfiggendo i modi e i luoghi comuni in cui sono visti gli istituti penitenziari.

“Il teatro in carcere – sintetizza il direttore Tiralongo, – rappresenta un eccellente strumento a sostegno della legislazione più avanzata che persegue l’obiettivo del reinserimento in società di chi vive l’esperienza del carcere che non deve essere solo punizione ma anche recupero della persona che ha sbagliato e sta pagando il proprio errore”.

Il preside Santino Lo Presti dal canto suo rileva il rapporto fecondo tra educazione e teatro che ha assunto forme che hanno ampliato le rispettive potenzialità dove ogni partecipante ha trovato un proprio ruolo, una propria collocazione all’interno della presentazione.

Maria Clotilde Faro  ha presentato lo spettacolo e dato il benvenuto alle detenute e ai loro familiari presenti mentre parole di ringraziamento, alla fine, sono state espresse dal dott. Valenti rappresentante  dell’assessore regionale Lagalla, dal magistrato Walter Carlisi, dal provveditore agli studi di Agrigento Raffaele Zarbo e dalla presidente nazionale  Soroptimist Patrizia  Salmoiraghi.

Testo e foto di Diego Romeo