Agrigento

Agrigento, Rizzo e Russotto faccia a faccia: il collaboratore conferma accuse e ringrazia inquirenti. Poi chiede scusa alle vittime con una lettera (leggi il testo)

Ha confermato tutto, anzi ha rilanciato invitando l’ex cognato a collaborare con la giustizia.

Per Mario Rizzo, 32 anni, piccolo pregiudicato di Agrigento (non sono favarese ha detto oggi e men che meno pentito di mafia, ha ribadito) quanto ha raccontato in relazione al tentato omicidio di Saverio Sacco ristoratore di Porto Empedocle, avvenuto nell’aprile 2017 in Belgio (e che il Gip ha derubricato in lesioni aggravate) è oro colato.

Nessuna contraddizione del collaboratore di giustizia rispetto al narrato.

Ecco cosa è emerso dall’incidente probatorio svoltosi stamani davanti al Gip Stefano Zammuto nell’aula bunker del carcere di contrada Petrusa (per motivi di sicurezza) fortemente voluto dai pubblici ministeri – il procuratore aggiunto Salvatore Vella e i sostituti Simona Faga e Alessandra Russo – che hanno così incamerato la prova, a futura memoria, che cercavano.

Mario Rizzo, assistito dall’avvocatessa Gianporcaro, con le sue dichiarazioni ha trascinato in carcere l’ex cognato Gerlando Russotto, 29enne favarese, difeso dall’avvocato Salvatore Cusumano, e inchiodato l’empedoclino Salvatore Prestia, indicato quale mandante del ferimento del ristoratore in Belgio.

E Rizzo oggi sia con le sue dichiarazioni che con una lettera autografa depositata in udienza, invita il cognato a seguire il suo percorso di collaborazione e chiesto scusa a Saverio Sacco (assistito dall’avvocato Totò Collura) , vittima dell’agguato ed al figlio per il dolore provocato dicendosi disponibile a risarcire i danni. Il difensore delle vittime ha presentato oggi costituzione di parte civile ma, su eccezione dell’avvocato Totò Cusumano, il Gip l’ha respinta dichiarandola inammissibile.

L’avvocato Cusumano ha tirato fuori un verbale reso da un cittadino nordafricano del 2017 che indica Rizzo quale autore di un traffico di droga dal Belgio a Favara. Il collaboratore non si è scomposto ed ha accusato nuovamente l’ex cognato di aver acquistato droga (100 grammi di cocaina per 2700 euro) proprio dal marocchino.

Sulla dissociazione della compagna che pubblicamente e davanti ai giudici ha detto di non voler avere a che fare con lui, Rizzo è stato velenoso: “Non è farina del suo sacco. Sarà stata il padre a costringerla e fare quello che ha fatto. Io non credo ad una sola parola di quello che ha detto”.

Ecco il testo della lettera scritta da Mario Rizzo:

“Come prima cosa voglio chiedere scusa di perdono alla famiglia Sacco per i fatti che sono accaduti per mano nostra. Ma in particolare chiedo scusa al figlio del signor Sacco, per aver assistito a quello che succedeva al padre, e per questo mi rendo giusto disponibile con l’aiuto di mio padre a un risarcimento che la S.V deciderà in merito alla condanna. Se oggi sono qui in veste di imputato è perchè mi sentivo stanco dentro e parlandone con la mia convivente abbiamo deciso che la cosa giusta da fare era di raccontare tutto ai Procuratori, anche perchè noi stessi che siamo genitori di un bambino di 2 anni e mezzo lo vogliamo crescere con tutto l’amore e l’onestà possibile. Vorrei anche poter dire a mio cognato che essere omertosi non serve a niente, anzi in questi casi la cosa più giusta da fare è essere dignitosi e dire la verità hai magistrati che sono persone che ci devono giudicare e parlando della mia convivente, non è servito a niente togliendogli il cellulare o fargli pubblicare una lettera in cui dice che mi disconosce, perchè l’ho sentita per l’ultima volta il 4 Agosto dopo 2 giorni del nostro arresto, e mi diceva che era pressata da parte del padre affinchè mi lasciasse. Forse qualcuno pensava che facendo cosi oggi venivo a ritrattare. Ma questo non succederà mai. Non mi importa se oggi mi odi perchè ho raccontato la verità, l’importante è che sai quanto ci siamo voluti bene, e se ho fatto tutto questo è per amore di mio figlio, nonchè tuo nipote, e so bene che ci tieni tantissimo.

Io in prima persona ammetto di non essere stato un santo, ma mai ero sceso a fare queste cose, per cui sono arrivato ad una conclusione di dire basta. Ora voglio vivermi la mia vita con un futuro onesto sia per mio figlio che per la mia convivente, e spero che anche tu incominci a pensarla come me, e ricordati che a casa c ‘è tua moglie che ti aspetta.

Poi dottore le volevo far presente che nei giornali si legge e anche sui media che io sarei il nuovo pentito di Favara, il pentito di mafia. A  parte che non sono di Favara ma di Agrigento, e io con la mafia non c’ho niente a che fare, certo sono pentito di quello che ho fatto per cui non volevo portarmi questo episodio sulla mia coscienza.

Chiudo questo mio scritto con un forte augurio alla mia amata che ieri ha compiuto 22 anni e mi scuso per non essere stato accanto a lei e nostro figlio e colgo l’occasione per ringraziare il dott. Minardi , capo della Squadra mobile, il Procuratore Salvatore Vella, la dott.ssa Simona Faga e la dott.ssa Alessandra Russo, che fin da subito hanno creduto nella mia persona e con le loro indagini hanno portato alla luce  tutta la verità”.