Agrigento

Al “Posta vecchia” di Agrigento il teatro dei “saperi forti”

Medea, Cassandra, Antigone e, perché no, mettiamoci pure Cleopatra e sicuramente anche Didone  sul palcoscenico della vita e del teatro dei “saperi forti”.

E appunto  la  “Didone” della drammaturga siciliana Lina Prosa che la “Compagnia dell’Arpa” di Enna ha portato in scena al Teatro della Posta vecchia.

Siamo al secondo appuntamento della Rassegna in memoria dell’attrice agrigentina Mariuccia Linder promossa dal “Teatranima” di Salvatore Di Salvo e tranquillamente si può arguire di stare assistendo a un teatro dei “saperi forti” che insieme alla “Madame Marguerite” che ha inaugurato la Rassegna sconfigge un altro teatro, quello dei “poteri forti” che molto spesso scorrazzano impunemente  sulla scena. Ma  soprattutto questa “Didone” sconfigge sicuramente il “senso” dei poteri forti per merito di artisti molto consapevoli “della fatica creativa e fisica dove affiora,  una nuova idea di mondo che si farà corpo visibile e concreto su un palcoscenico”.

Lo ribadiscono in una loro nota il regista Andrea Saitta, l’interprete Elisa Di Dio, il danzatore acrobata Giorgio Cannata, il costumista Luca Manuli e il compositore delle musiche Michele Di Leonardo.

La vicenda della regina fenicia Didone è abbastanza nota fin dai primi libri di testo scolastici, suicida per amore dopo essere stata abbandonata da Enea. Quell’Enea fuggiasco, obbediente al fato che gli imponeva di andare nel Lazio per fondare la città di Roma. Non l’avesse fatto, chissà, col senno di poi, ci saremmo risparmiati mafia capitale e quant’altro. Didone è  una “pellegrina e capa”, (sottolinea l’interprete Elisa Di Dio) in fuga dalla crudeltà del potere, che trascina dietro di sé un popolo nel passaggio dalle terre di Tiro all’Africa, e qui riesce a diventare interlocutrice alla pari, di Iarba, capo della popolazione guerriera dei Numidi. È una donna capace di sfidare le incognite del mare e del deserto, capace di immaginare una città alta, potente, forte, una donna che sa farsi regina rivendicando coraggio, autonomia, calcolo”.

Elisa Di Dio, scena Didone
Intensa Elisa Di Dio
Una intensa scvena di Didone, Giorgio Cannata ed Elisa Di Dio
Scena di Didone, Giorgio Cannata
Una scena di Didone, Elisa Di Dio e Giorgio Cannata
Un'intensa Elisa Di Dio

Insieme a Emma Dante, la drammaturga Lina Prosa è da troppo tempo un nome sconosciuto alla platea agrigentina e bene  ha fatto il “Teatranima” a inserire in cartellone questo monologo straripante e tragico che va a comporre la sintesi artistica di una ricerca che coinvolge la visione interiore della fenicia Didone alla tessitura della danza e dei suoi  linguaggi. Danza come emozione e immagine ma anche gesto narrativo. Tutte credenziali di credibilità che riannodano i fili di un teatro che dai bidoni di immondizia dove annegano i protagonisti di Bekett porta dritti alla “carne di bancata”,  alle “bestie di scena” della Dante fino alla trilogia del naufragio “Lampedusa” della Prosa.

Tutto all’insegna di un teatro di ricerca del quale, scorrendo le opere in cartellone del “Teatranima” se ne potrà trovare ampia traccia nei prossimi appuntamenti.

Non è superfluo ancora notare come quest’anno ad Agrigento operino ben tre cartelloni teatrali, quello del “Pirandello”, lo Stable festival di Mario Gaziano all’Empedocleo e questa rassegna intitolata a Mariuccia Linder.

Non è poco, è semplicemente inaudito in una città disperatamente al fondo delle classifiche.

Testo e foto di Diego Romeo