Agrigento

Arnone e le malefigure in Cassazione

Da veri ultras di Pepè e delle sue esternazioni sui social, ove si favoleggia su strepitose vittorie in Cassazione, abbiamo cercato conferme di queste eroiche e ardimentose imprese, per celebrarne meglio la figura di super-cassazionista, invitto e intemerato (condanne definitive per diffamazioni varie e calunnia a parte, s’intende!).

La delusione è stata tremenda!

Soltanto negli ultimi due mesi gli è stato presentato un conto di 6.000  euro, che Pepè dovrà pagare per aver presentato tre ricorsi che la Cassazione ha considerato, come direbbe lui stesso, m…..te col botto!

La prima condanna (2.000 euro), depositata il 27 dicembre (senza neppure un bigliettino di auguri per le festività!) riguarda la ricusazione del giudice Rosella Ferraro, con la Cassazione che bolla gli argomenti di Pepè come “manifestamente infondati” nel merito e anche sbagliati in procedura (ma come?!! Il migliore cassazionista dell’universo che sbaglia pure la procedura?!!).

La seconda condanna (altri 2.000) é arrivata il 12 febbraio 2018, mentre Pepè era impegnato a farsi revocare l’affidamento in prova con cui sconta la pena per calunnia a causa delle ricorrenti violazioni, di cui questo giornale ha già parlato. Questa condanna gli è stata inflitta dal giudice Piercamillo Davigo, di persona personalmente, direbbe Catarella.

Stavolta la Cassazione ci dice che Pepè ha presentato un ricorso straordinario, contro … la stessa Cassazione,  senza capirci una beneamata m….ia (direbbe sempre lui) della procedura utilizzata, per avere presentato “dati fattuali” che non possono “in alcun modo consentire di ribaltare la pronuncia di condanna a carico dell’Arnone”. Che poi è la stessa condanna che Arnone sta scontando.

Una figuraccia bella e buona!

La terza condanna (altri 2.000 euro, tariffa fissa per Pepè, trattandosi di un cliente affezionato!), gli è stata appioppata il 23 febbraio 2018 (fresca, fresca!) ed è quella più clamorosa.

Pepè, infatti, lo ricorderete tutti, aveva accusato i magistrati di Caltanissetta (P.M., Gip, Tribunale del Riesame, etc.) di avergli sequestrato il suo capolavoro letterario “La Banda Alfano”, violando addirittura la Costituzione!

Aveva poi dato ad intendere che questo sequestro era stato annullato…

Ebbene è proprio questo ricorso fatto da Pepè che la Cassazione ha bollato, ancora una volta, come una sonora m….ta col botto (direbbe lui!), al modico prezzo di euro 2.000!

Con l’occasione la Cassazione ha fatto presente che il sequestro di cui Pepè si lamenta è perfettamente regolare, perché giustificato dalle accuse dal contenuto calunnioso e “dal dichiarato fine vendicativo”.

Ecco, dunque, il clamoroso risultato ottenuto da Pepè! Persino a Roma, in Cassazione, hanno capito che non agisce per ragioni di nobile giustizia ma soltanto per vendicarsi!

Il colpo finale è quello relativo alla violazione dei diritti costituzionali denunciata da Arnone che, dice la Cassazione “non ha alcuna attinenza al caso in esame …”. Insomma, non c’azzecca! Direbbe Di Pietro. Un’altra m….ta” …

Cassazione su giornale Arnone, Inammissibilità

Si prega, pertanto, di accomodarsi alla cassa …… delle ammende!

Erasmo da Rotterdam