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Avvocatura agrigentina, serve esame di coscienza

L’avvocatura agrigentina nella settimana appena trascorsa ha subito gravissimi danni alla propria credibilità.

Riassumiamo.

Un avvocato, ex sindaco di uno dei centri più importanti della provincia, è stato condannato ad una pena detentiva perché ritenuto colpevole di gravi reati connessi alla sua attività professionale.

Un’avvocatessa si trova, a sua volta, con sulle spalle una richiesta di rinvio a giudizio per una vicenda legata all’espletamento del suo mandato.

Ed, infine, un terzo avvocato è stato arrestato con la gravissima accusa di estorsione ai danni proprio della predetta avvocatessa.

Quando è troppo è troppo, la misura è veramente colma.

Se è e vero, come si dice, che tre indizi fanno una prova, c’è da chiedersi se ad Agrigento gli avvocati, o meglio una parte non indifferente di avvocati, sia adusa non tanto a difendere i propri clienti in scienza e coscienza, quanto a violare la legge per biechi interessi personali.

Ciò che stupisce, nelle vicende di questi giorni, è la protervia, l’impudenza, l’arroganza, il disprezzo delle regole che proviene da coloro che, come pomposamente sostengono i rappresentanti degli organi forensi, dovrebbero essere i custodi della Legge, i paladini delle cause Giuste, i difensori dei deboli, i garanti della convivenza civile.

Chiacchiere, solo chiacchiere, almeno così sembra.

Qui si vedono solo biechi soggetti senza scrupoli, pronti a qualunque improntitudine con sprezzo delle regole, pur di perseguire a qualunque costo i loro esclusivi interessi.

A confronto di essi l’Azzeccagarbugli di manzoniana memoria si palesa come una mammoletta, un bonaccione, un uomo mite.

Si sa, peraltro, che anche altri avvocati agrigentini, noti, si trovano ad avere pendenze giudiziarie con gravi accuse.

Questo dato rafforza il convincimento che la classe forense agrigentina dovrebbe fare una bella seduta di autocoscienza, porsi una serie di interrogativi (come avviene la selezione delle toghe? Come viene controllata la deontologia professionale? Quante cause di incompatibilità vi sono e non vengono rilevate? Come si garantiscono i più giovani? Come vengono dati gli incarichi ed a chi da parte di enti pubblici?) e trovare le soluzioni necessarie ad impedire un degrado, un decadimento morale, una deriva squallida che oggettivamente non giovano alla reputazione dei tanti che, invece, svolgono il loro lavoro con civile passione democratica, spendendosi per i più bisognosi senza arricchirsi alle spalle di nessuno.

Vorremmo tanto che qualcuno, senza ricorrere alla solita stantia retorica, rispondesse a questi quesiti.